Durante il loro incontro a Osaka, i Presidenti Trump e Xi hanno deciso di interrompere lo stallo di sette settimane e riprendere i negoziati sul commercio. Trump ha accettato di non applicare ulteriori tariffe sulle esportazioni cinesi, mentre Xi ha accettato di aumentare gli acquisti cinesi di merci statunitensi per ridurre lo squilibrio commerciale, in particolare dei prodotti agricoli. Sfoderando il solito ottimismo, il Presidente americano ha definito l’incontro “molto meglio di quanto si aspettasse”.

Il problema del gigante cinese dell’alta tecnologia Huawei rimane un caso speciale. Dopo l’incontro Trump ha scritto su twitter.com di aver accettato di consentire ai fornitori statunitensi di high-tech di vendere i loro prodotti a Huawei, a patto che ciò non ponesse “grandi problemi di emergenza nazionale”. Questa decisione ha provocato immediatamente lo straccio delle vesti tra le fazioni anti-cinesi negli Stati Uniti, che hanno minacciato di legiferare in modo da impedire tali vendite, se necessario.

Il consulente economico della Casa Bianca Larry Kudlow ha tentato di rassicurarli chiarendo che questa non fosse una “amnistia generale”, ma solo il possibile allentamento di alcune restrizioni.

I cinesi hanno concordato dalla loro parte maggiori aperture per gli investitori stranieri. In tale contesto, l’ente di pianificazione statale, la Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme (CNSR/NDRC), ha annunciato il 30 giugno di aver ridotto il numero di settori soggetti a restrizioni sugli investimenti esteri.

Il presidente Xi, nel suo intervento ufficiale al G20, ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa Belt and Road nel promuovere la costruzione di infrastrutture di alta qualità per favorire lo “sviluppo inclusivo”. Ha ribadito che l’iniziativa è aperta a tutti i Paesi che desiderino aderire. (Nella foto Trump, Xi e consorti durante la visita di Trump in Cina nel 2017).