Una narrazione che circola tra i populisti filo-Trump è che il GENIUS Act sia la strategia machiavellica del Presidente USA per distruggere il potere dell’oligarchia finanziaria attraverso la creazione di un sistema monetario alternativo al sistema delle banche centrali “private”. Sebbene la conduzione privatistica della politica monetaria sia un problema vero, la soluzione proposta è peggiore del problema e la narrazione è una copertura per il più grande attacco al dollaro statunitense della storia.
Come abbiamo spesso scritto, la proliferazione di stablecoin emesse privatamente, ancorate al dollaro statunitense, creerà una domanda artificiale nel breve termine, ma alla fine aumenterà il debito degli Stati Uniti e ne peggiorerà la natura, rendendolo più vulnerabile all’inevitabile volatilità di quelle stablecoin. Il Tesoro degli Stati Uniti, infatti, sarà sopraffatto da una domanda di titoli a breve termine, che saranno scaricati nel momento stesso in cui gli emittenti di stablecoin avranno bisogno di liquidità per far fronte alle richieste di rimborso. E questo avverrà presto, con la stessa certezza dell’Amen in chiesa, poiché la bolla delle stablecoin, come ogni bolla nella storia, segue la legge di gravità.
Ora che il GENIUS Act è legge e ogni tipo di impresa, sia essa finanziaria o no, si sta affrettando a ottenere una licenza, anche certi ambienti della comunità finanziaria si rendono conto del pericolo. The Economist del 16 luglio chiede, citando le argomentazioni utilizzate dal segretario al Tesoro degli Stati Uniti Scott Bessent, se “le stablecoin – token di criptovaluta garantiti da attività sicure come i titoli del Tesoro a breve termine – potrebbero far aumentare la domanda di debito americano e abbassare i costi di finanziamento”. “I volumi coinvolti potrebbero essere sufficienti a ridurre in modo significativo i costi degli interessi americani… (Ma) se le stablecoin cresceranno abbastanza da ridurre in modo significativo i costi di finanziamento, minacceranno anche le finanze pubbliche americane e il sistema finanziario”.
La corrispondente del Financial Times da Washington, Rana Foroohar, ha parlato con la senatrice Elizabeth Warren (foto), la leader politica che ha combattuto senza successo contro il GENIUS Act al Congresso. “Abbiamo già visto questo film”, con i lobbisti che “dicono: ‘Per favore, regolamentateci’ perché vogliono l’etichetta dorata della conferma da parte del governo che sono un investimento ‘sicuro’”, e con i politici che offrono un sostegno trasversale alla deregolamentazione, ha detto Warren, riferendosi alla deregolamentazione dei derivati che portò alla crisi finanziaria del 2008. Il giudizio politico di Warren potrebbe spesso essere inficiato dalla sindrome di “squilibrio da Trump“, ma la sua competenza in materia finanziaria è indiscussa.
Foroohar, probabilmente sulla base della conversazione con la senatrice Warren, descrive tre motivi per cui la deregolamentazione delle stablecoin porterà a una seconda crisi come quella del 2008. In primo luogo, la volatilità intrinseca delle criptovalute; in secondo luogo, l’amplificazione, tipica dei derivati, di qualsiasi oscillazione, come un calo del valore delle obbligazioni provocato da un aumento dei tassi di interesse conseguente a un aumento dell’inflazione; e in terzo luogo, una vendita di obbligazioni a prezzi stracciati scatenata da un importante emittente di stablecoin (ad esempio, Tether) che vende titoli del Tesoro per far fronte ai rimborsi. Il risultato sarebbe il “caos finanziario”.