I generali Robert Gard e John H. Johns e l’ex presidente del Council on Foreign Relations (CFR) Leslie Gelb hanno firmato un articolo dal titolo “Bringing Back the Russo-American Axis” (tornare all’asse russo-americano) per Foreign Policy del 18 dicembre, affermando che l’annientamento dello ‘Stato Islamico’ “richiede la cooperazione tra Russia e Stati Uniti”. Essi sostengono che “in Siria, gli Stati Uniti dovrebbero riconoscere che non v’è alcun leader in procinto di andarsene e che rovesciare Assad potrebbe portare veramente ad altro versamento di sangue”.

I cambiamenti di regime attuati in Libia e in Iraq, fanno notare, ebbero l’unico risultato di “aumentare il caos e la distruzione”; la stessa cosa attuata in Siria potrebbe dare un risultato simile, se non peggiore.

Benché sia stato pubblicato qualche settimana fa, l’articolo ha un certo impatto a livello internazionale: è stato citato, ad esempio, due giorni fa su Asian Times dall’analista strategica Christina Lin, la quale ha citato anche la congressista Tulsi Gabbard sul pericolo di guerra nucleare durante l’audizione del Segretario della Difesa Ash Carter.
Le tensioni tra Russia e Stati Uniti continuano a manifestarsi sulla Crimea e sulla Georgia, sul settore nucleare e sul futuro del governo della Siria, scrivono i generali, ma la cooperazione tra le due potenze è cruciale per sconfiggere l’ISIS. Citano l’incontro di qualche giorno prima, il 14 dicembre, tra Kerry e Lavrov, giudicando insufficiente quel passo, perché lontano da una “nuova distensione” in grado di includere dialoghi sulle armi atomiche.