Il 12 luglio, centinaia di persone — attivisti per la pace, ex funzionari governativi e militari, economisti, studenti, musicisti, insegnanti e cittadini preoccupati provenienti da molti continenti — si sono riuniti a Berlino, in Germania, con molte altre centinaia di persone da tutto il mondo che hanno partecipato online, per il primo giorno della conferenza dello Schiller Instituto dal titolo “L’uomo non è homini lupus: per un nuovo paradigma nei rapporti internazionali!”. Nel suo discorso di apertura alla conferenza, la fondatrice dello Schiller Institute, Helga Zepp-LaRouche, ha delineato sia il processo storico che ci ha portato a questo punto di crisi, sia le soluzioni necessarie, collocando entrambi nel contesto del concetto di punctum saliens nella storia sviluppato dal poeta tedesco Friedrich Schiller:
“Siamo qui riuniti perché vogliamo mostrare una via d’uscita da una situazione strategica altamente minacciosa e contrastare il pessimismo diffuso, anzi, il fatalismo. È davvero possibile intervenire nella storia, a condizione di avere un buon piano e di poter mobilitare forze sufficienti per attuarlo! Vorrei quindi aprire la nostra conferenza con questa citazione dall’opera di Friedrich Schiller La storia della rivolta dei Paesi Bassi:
«È grande e confortante il pensiero che, nonostante le presunzioni provocatorie del potere principesco, esista ancora un rimedio, che i loro piani più calcolati saranno svergognati dalla libertà umana, che una resistenza strenua può piegare anche il braccio teso di un despota, che l’eroica perseveranza può finalmente esaurire le sue terribili risorse». Diamo un «nuovo e irrefutabile esempio di ciò che le persone possono osare fare per una buona causa e di ciò che possono ottenere grazie all’unità».
«Per fare questo, tuttavia, dobbiamo prima risvegliare i nostri contemporanei dal loro apparente sonnambulismo, in cui sembrano essere caduti, soprattutto qui in Germania. Il mondo non è mai stato così vicino a un punto di non ritorno, a un potenziale punto finale della storia in cui la catastrofe finale di una guerra nucleare globale diventa inevitabile.
In molte delle sue opere, Friedrich Schiller usa il termine punctum saliens, che nel teatro e nella storia descrive il momento in cui tutto inizia a muoversi inesorabilmente. Nella sua Quarta lettera su Don Carlo, scrive: «Ogni azione ha il suo punctum saliens, il momento in cui passa dalla possibilità alla realtà». Nella storia, possiamo individuare questi punti di non ritorno, ad esempio quando era troppo tardi per impedire la prima o la seconda guerra mondiale. Quanto al futuro immediato, tuttavia, molteplici incertezze offuscano questa visione: quando sarà certo che scoppierà una terza guerra mondiale, questa volta definitiva e nucleare, sarà troppo tardi. L’umanità, e con essa la nostra storia, saranno spazzate via».
Tenutasi pochi giorni dopo il vertice dei BRICS del 6-7 luglio in Brasile, durante il quale i rappresentanti della maggioranza dell’umanità si sono riuniti per discutere e raggiungere accordi di cooperazione vantaggiosa per tutti in materia di sicurezza e sviluppo e per far uscire il mondo dall’era neocoloniale, la conferenza dello Schiller Institute si inserisce nello stesso processo storico ed è parte indispensabile di tale dialogo. Durante la prima sessione, “Cooperazione tra i BRICS e l’Europa per attuare il Piano Oasi e l’Agenda 2063 per l’Africa”, la signora LaRouche ha annunciato un prossimo rapporto dello Schiller Institute, preparato in collaborazione con l’Accademia Cinese di Studi Contemporanei sulla Cina e il Mondo, su “come l’Europa, insieme alla Cina e agli altri paesi BRICS, possa sostenere i paesi dell’Africa e dell’Asia sud-occidentale, in particolare attraverso joint venture in questo sviluppo”. Ci siamo inizialmente concentrati sui tre paesi chiave, Germania, Francia e Italia, a cui seguiranno gli altri paesi, al fine di dimostrare che tale cooperazione non solo aiuta l’Africa e il Medio Oriente, ma che queste joint venture possono anche diventare la forza motrice per superare la profonda crisi economica in cui si trova attualmente l’economia europea. Invece di investire migliaia di miliardi di euro nel riarmo, che distrugge la capacità produttiva dal punto di vista dell’economia reale, dovremmo unire le forze con la Cina per investire in settori che sono sempre stati all’avanguardia nell’industrializzazione di successo”.
Alla conferenza di Berlino erano presenti tre relatori dall’Italia, il prof. Franco Battaglia, che ha parlato nella sessione dedicata alla scienza, Alessia Ruggeri, sindacalista e membro dello Schiller Institute, e Maurizio Abbate, presidente dell’ENAC (Ente Nazionale per le Attività Culturali) che ha parlato nell’ultima sessione dedicata alla cultura.