Il caso di insolvenza e frode in bilancio di Wirecard, il gigante del fintech che faceva parte dell’indice Dax delle prime trenta società per azioni in Germania, è un ennesimo, forte argomento per ripristinare il regime di separazione bancaria.

Wirecard gestiva i sistemi di pagamento elettronici di grandi imprese commerciali e finanziarie, come Allianz, Aldi, ecc. e aveva creato una banca, Wirecard Bank AG con centinaia di migliaia di correntisti che usavano la sua carta di debito. Quando si è scoperto un buco di1,9 miliardi di euro in bilancio, quelle carte sono state congelate e i clienti di Wirecard in Europa ora rischiano di perdere i soldi depositati.

Mentre si muoveva come banca ordinaria con la mano sinistra, Wirecard operava come banca d’affari con la destra, acquistando e vendendo imprese in tutto il mondo.

Il capo dell’ente di sorveglianza Bafin, Felix Hufeld, ha sollevato un aspetto chiave nel corso di un’audizione per il Parlamento tedesco: una scappatoia legislativa ha permesso a Wirecard di agire come banca, con la licenza rilasciata a Wirecard Bank, sfuggendo alle regole e alla sorveglianza. Le regole sono notoriamente inefficaci, perché non impediscono i disastri ma obbligano solo alle riserve di capitale per coprire eventuali perdite. In questo caso, tuttavia, Wirecard non era nemmeno sottoposta a tali regole.

Nel frattempo si è scoperto che i bilanci di Wirecard erano in perdita dal 2018, ma l’impresa ha coperto le perdite inventando entrate in Asia che non sono mai esistite, ammontanti ai suddetti 1,9 miliardi. Un’autorità di supervisione avrebbe dovuto scoprirlo e intervenire tempestivamente.

In un regime di separazione bancaria, all’atto della sua costituzione Wirecard Bank sarebbe automaticamente stata scorporata come banca commerciale/ordinaria e i suoi clienti protetti nell’ambito degli schemi di protezione del risparmio preesistenti. Il crac di Wirecard deve essere un monito premonitore di quanto accadrà nell’intero sistema bancario e finanziario se l’attuale traiettoria dell’economia non cambia. Occorre intervenire tempestivamente e ripristinare il regime di separazione per proteggere i risparmiatori e riportare il sistema bancario alla sua funzione di ancella dell’economia reale e non della speculazione improduttiva.