Il blackout che ha paralizzato Spagna, Portogallo e Francia meridionale il 28 aprile è il proverbiale incidente che “aspettava di verificarsi”. E allo stesso modo, un simile incidente è “in attesa di ripetersi”, questa volta forse coinvolgendo tutta l’Europa. Il motivo è semplice e tutti gli esperti lo sapevano: una rete elettrica che dipende in modo massiccio da fonti energetiche intermittenti, come la tecnologia solare ed eolica, è intrinsecamente instabile. Una nuvola passeggera, una tregua del vento possono verificarsi in qualsiasi momento e in quell’istante altri generatori di energia in stand by devono essere pronti a riequilibrare la rete in pochi secondi. Una tale riserva può essere costituita solo da fonti di energia fossile, che non sono influenzabili dalle condizioni meteorologiche.
L’Istituto europeo per il clima e l’energia (EIKE) ha pubblicato la seguente dichiarazione sul proprio sito web: “Congratulazioni alla Spagna! La nazione è passata al 100% di energie rinnovabili il 16 aprile 2025 e pochi giorni dopo è stata colpita da un enorme blackout!”
Due mesi fa, l’operatore di rete spagnolo Ree aveva messo in guardia da una eventualità che avrebbe potuto mettere a rischio la stabilità del sistema elettrico: un aumento della generazione solare combinato con la chiusura di impianti a gas e nucleari, avvenuta appunto due mesi fa, ha riferito El País il giorno dopo il blackout.
Ciò che ha scatenato il blackout – che si sarebbe potuto estendere a tutta l’Europa, se la connessione spagnola alla rete francese non fosse stata disattivata proprio per evitarlo – può essere stato accidentale: un impianto solare che va a fuoco o, come è successo in Italia nel 2003, un albero caduto sulla sezione svizzera della rete europea, ma le conseguenze non sono state accidentali. Non c’era infatti sufficiente capacità in stand-by per riequilibrare la rete e in pochi secondi sono andati persi 15 gigawatt di potenza, pari al 60% della domanda spagnola in quel momento.
Alla fine, la rete è stata lentamente riavviata grazie all’aiuto delle centrali nucleari francesi. Nel caso di un collasso dell’intera rete europea, gli esperti sanno che occorrerebbe almeno una settimana per riavviarla, passo dopo passo, impianto dopo impianto, regione dopo regione. Immaginate una settimana in Europa senza elettricità: niente luce, niente telefono, niente benzina, niente soldi, supermercati saccheggiati, aeroporti chiusi, ecc. ecc. Niente funzionerebbe, per una settimana.
Ci si aspettava che il governo spagnolo fornisse una spiegazione, ovvero una conferma ufficiale di ciò che tutti già sanno, ma Madrid ha dichiarato di non aver ancora scoperto l’origine del blackout. Il prof. Franco Battaglia (foto), leader del gruppo di scienziati “Clintel” che si oppongono all’isteria climatica, ha scritto sul quotidiano La Verità il 3 maggio: “Il fatto stesso che debbano ancora capire o non abbiano ancora capito dovrebbe giustificare le massime autorità politiche spagnole a licenziare in tronco gli ingegneri preposti al controllo della stabilità della rete. Non perché essa è instabile, ma perché non ne sanno neanche la ragione. Siccome le massime autorità politiche iberiche non licenziano nessuno, la cosa più probabile è che siano state informate della causa esatta dello scompenso. Non la rivelano perché stanno ancora decidendo quale “spiegazione” plausibile offrire pubblicamente. Qualunque sia la spiegazione che forniranno, rimane una profonda verità: su eolico e fotovoltaico bisogna mettere una pietra tombale”.