Mentre la Germania corre verso le elezioni anticipate del 23 febbraio, nessuno dei partiti sembra essere consapevole del cambiamento tettonico in atto nella politica mondiale. O almeno, le loro piattaforme elettorali non affrontano le nuove realtà, a partire dall’ascesa dei BRICS allargati e dal declino del dominio globale occidentale.
I tentativi dei leader della CDU-CSU, della SPD, dei Verdi e della FDP (liberali) di far credere ai cittadini che sia possibile mantenere l’attuale sistema globale, con le sue istituzioni di punta come la NATO, il FMI e la Banca Mondiale, si riveleranno ancora una volta inutili. Tutte le recenti elezioni amministrative hanno visto una percentuale crescente di elettori scegliere due partiti di protesta: Alternativa per la Germania (AfD) e il partito Sahra Wagenknecht (BSW). I sondaggi più recenti danno la CDU-CSU al 31% dei voti, con la SPD che scende al 16% e i Verdi al 14%, mentre la FDP probabilmente non raggiungerà nemmeno la soglia di sbarramento del 5% per l’ingresso al Parlamento. L’AfD, invece, è al 22% e il BSW, nato da meno di 18 mesi, è al 6%. Entrambi i partiti sono favorevoli a porre fine alla guerra in Ucraina con la diplomazia, a riprendere le importazioni di gas naturale dalla Russia – il che comporterebbe necessariamente la revoca delle sanzioni – e sono contro lo stazionamento di nuovi missili a lungo raggio statunitensi sul territorio tedesco.
Elon Musk ha lanciato un’utile bomba a mano nel panorama politico tedesco conducendo una lunga intervista/discussione su X con Alice Weidel, la leader dell’AfD (si può misurare quanto sia stata utile, dalle reazioni isteriche che ha scatenato nei circoli dell’establishment tedesco). Se da un lato Alice Weidel ha alcune proposte interessanti in termini di politica estera, di sicurezza e di energia, dall’altro l’intervista ha messo in luce i limiti della leadership del partito, che difende un approccio all’economia di libero mercato e “antistatalista” e non sembra rifiutare la geopolitica in quanto tale. Sebbene sia Musk che Weidel rifiutino le false politiche “climatiche” e siano favorevoli all’uso dell’energia nucleare su vasta scala, non hanno toccato il problema della bancarotta del sistema finanziario internazionale, che è l’ostacolo principale a qualsiasi politica di crescita.
In un certo senso, gli sviluppi in Austria sono un avvertimento per la Germania. A Vienna, il tentativo di formare un governo senza il partito FPÖ (molto simile alla AfD) è fallito dopo quattro mesi di trattative, tanto che il Partito Popolare Austriaco (ÖVP), il partito gemello della CDU tedesca, ha dovuto rompere il cordone sanitario verso i “populisti”. A quanto pare, molti nella CDU vorrebbero seguire l’esempio dei cugini austriaci, il che ha spinto il candidato cancelliere del partito Friedrich Merz a pronunciare una “excusatio non petita”, ovvero che si dimetterebbe nell’inevitabilità di una coalizione con l’AfD.