Ormai il mondo è ben consapevole dell’improbabile proposta fatta da Donald Trump il 4 febbraio, in una conferenza stampa congiunta alla Casa Bianca con il Primo Ministro israeliano Netanyahu. Egli ha dichiarato che gli Stati Uniti “prenderanno il controllo della Striscia di Gaza” e la ricostruiranno fino a farla diventare “la Riviera del Medio Oriente”.
Trump ha preceduto il suo annuncio parlando del perché e del come gli 1,8 milioni di palestinesi che ora vivono a Gaza si trasferiranno in altri Paesi, come l’Egitto e la Giordania, ai quali ha poi aggiunto l’Indonesia. Ha anche detto, nel tipico stile di Trump, che gli Stati Uniti potrebbero acquisire una “proprietà a lungo termine” della Striscia di Gaza. Questa sarebbe ovviamente una totale violazione del diritto internazionale e delle convenzioni sui diritti umani, oltre ad essere ingiusta e impraticabile. Ma, come ogni grande crisi, anche questa presenta un’opportunità senza precedenti. Un giorno dopo il primo annuncio shock di Trump, il suo consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz ha detto che, se le persone “non amano le soluzioni del signor Trump”, dovrebbero proporre “alternative migliori”. Come ha sottolineato Helga Zepp-LaRouche all’incontro dell’International Peace Coalition del 7 febbraio: allora vediamo le carte e mettiamo il “Piano Oasi” all’ordine del giorno. “Penso che l’indignazione che si è creata dovrebbe essere presa come fonte di energia per assicurarsi che Mike Waltz, il Presidente Trump e tutti coloro che vogliono saperlo, sappiano che c’è davvero una soluzione migliore in giro”, ha detto. Il Cairo sta pianificando una grande conferenza sulla ricostruzione di Gaza nelle prossime settimane, e in giugno si terrà a New York una conferenza delle Nazioni Unite sulla soluzione dei due Stati.
Il Piano Oasi è un progetto di enorme sviluppo economico non solo per la Palestina e Israele, ma per l’intera regione, dove l’acqua scarseggia ovunque. Ciò introdurrà una nuova dinamica nell’intera regione dell’Asia sud-occidentale, per trovare una via d’uscita dal vicolo cieco in cui tutti gli altri piani hanno condotto in passato. Gli Emirati hanno già ottenuto risultati impressionanti nel trasformare terre aride in paradisi verdi, anche se non sempre per le migliori ragioni, e lo stesso ha fatto Israele. La Cina, naturalmente, ha trasformato un territorio grande quanto la Germania, nel nord-est del Paese, in fruttuosi terreni agricoli e foreste. L’Egitto è un altro esempio dell’approccio necessario. Nel dicembre 2024, la NASA ha pubblicato delle foto satellitari che mostrano il successo del progetto New Delta in Egitto per la creazione di terreni agricoli. Questo progetto, uno dei tanti in diverse parti del Paese, mira a convertire circa 9.240 kmq di terreno sterile a ovest del Delta del Nilo in terreni agricoli produttivi. E sta funzionando.
Dalle foto della NASA si vedono rettangoli e cerchi verdi di campi irrigati https://earthobservatory.nasa.gov/images/153752/a-new-delta-in-the-desert. L’acqua proviene da falde sotterranee, da un canale che scorre dal ramo di Rosetta del Nilo e da acque reflue trattate provenienti da Alessandria.