Con l’annuncio dei repubblicani Ted Cruz e Rand Paul nelle ultime due settimane, e di Hillary Clinton in campo democratico lo scorso weekend, è iniziata ufficialmente la corsa alla Presidenza nel 2016. I media hanno già adottato la linea che, benché ci potranno essere dieci-dodici candidati repubblicani e diversi altri democratici, alla fine la gara si ridurrà a Hillary Clinton e Jeb Bush.

Hillary è descritta come il candidato che attirerà il Big Money, e Bush come colui che ha l’appoggio dell’establishment repubblicano e avrà un vantaggio dal punto di vista dei fondi disponibili. Il principale timore dell’establishment è che un’elezione aperta, senza favorito, e un vero dibattito, sarà una soluzione di continuità con gli ultimi quattro mandati presidenziali, in cui George W. Bush e Barack Obama hanno governato nell’interesse di Wall Street e della City di Londra.

L’emergere di una seria sfida per la nomina democratica da parte dell’ex governatore del Maryland Martin O’Malley ha il potenziale di sparigliare le carte, avendo egli fatto dell’opposizione a Wall Street, partendo dal ripristino della separazione bancaria (Glass-Steagall), il centro della sua campagna elettorale. Lyndon LaRouche ha dichiarato che il sostegno di O’Malley a Glass-Steagall e contro la speculazione ne fa l’unico candidato qualificato. Alla domanda se egli abbia una chance se la nomina di Hillary è “inevitabile”, LaRouche ha risposto: “È inevitabile finché non lo sarà”.

La posizione di O’Malley potrebbe spaccare a metà il Partito Democratico. Anche l’ex governatore di Rhode Island Lincoln Chafee, anche lui a favore di Glass-Steagall e contro la politica di guerra del governo, sta considerando di scendere in lizza per la nomination, e la deputata Donna Edwards, che conta di candidarsi al Senato, ha dichiarato di non voler accettare alcun finanziamento da Wall Street, sollecitando gli altri a fare altrettanto.

Per O’Malley, la chiave del successo sarà, ha detto LaRouche, quella di “pre-orchestrare” la campagna denunciando gli altri candidati come burattini, e di mettere assieme una squadra di consiglieri competenti. Questi devono preparare soluzioni che riflettano il tradizionale approccio democratico di Franklin Roosevelt e John Kennedy, con un’enfasi sulla regolazione bancaria, su una politica creditizia hamiltoniana che favorisca gli investimenti nella scienza e nella produzione fisica, e che affrontino ad esempio la grave crisi idrica negli USA occidentali; e una politica estera basata sulla collaborazione con i BRICS al posto dello scontro geopolitico.

Il rifiuto di Hillary di rompere con la disastrosa politica di Obama su tutti i fronti l’ha squalificata per la presidenza, mentre lo sforzo repubblicano di promuovere “temi sociali” divisivi, difendendo al contempo le grandi banche e promuovendo altre guerre, porterà al disastro.