La scorsa settimana ha visto ogni giorno annunci di licenziamenti nelle grandi imprese tedesche come Daimler, MAN, Thyssen-Krupp. Allo stesso tempo, è stato pubblicato uno studio della compagnia di assicurazione sui crediti Euler Hermes, del gruppo Allianz, sulle insolvenze previste nel 2020 e 2021. Il pronostico è alquanto mite per la Germania, con “solo” il 12% rispetto al 2019, ma la prospettiva è più cupa per i mercati di esportazione tedeschi in Europa, col 30% in Portogallo, il 29% in Olanda, il 20% in Spagna e il 18% in Italia. Le previsioni per gli Stati Uniti sono ancora peggiori, col 47%.
La perdita di clienti nei principali mercati di esportazione metterà a repentaglio decine di migliaia di posti di lavoro anche in Germania, particolarmente nel settore metalmeccanico, dove il sindacato teme che 300 mila posti di lavoro siano a rischio, specialmente nell’indotto dell’auto.
Per la Francia e l’Italia, l’ultima rilevazione della Commissione Europea dà una perdita del PIL rispettivamente del 10,6% e dell’11,2%. In Italia sono a rischio un milione di posti di lavoro solo nel settore turistico/gastronomico, mentre in Francia la regione dell’Ile-de-France, ad alta densità di piccole e medie imprese, si aspetta un tasso di insolvenza del 40% per la fine dell’anno. Già nel 2019, il 31,2% delle imprese insolventi in Europa erano localizzate in Francia, secondo la tedesca Creditreform.

Solo con le 4 leggi di LaRouche, prima tra tutte la separazione bancaria (Glass-Steagall) sarà possibile investire nell’economia reale e in nuovi posti di lavoro.