La composizione del “governo di transizione” che ha usurpato il potere con un colpo di stato a Kiev il 27 febbraio riflette fedelmente il copione scritto dalla vice di John Kerry Victoria Nuland nel corso dell’ormai famosa intercettazione telefonica con l’ambasciatore Americano a Kiev, per conto del Presidente Obama (vedi EIR Strategic Alert 7/14). Nella telefonata la Nuland diceva che avrebbe dovuto andare al potere “Yats” (Arsenij P. Jacenjuk), e non “Klitsč” (Vitali Klitsčko), e che invece avrebbero dovuto far parte del governo anche i neonazisti di Svoboda e dell’Ala Destra, ovvero l’ala terroristica del movimento di protesta a Maidan.

A questo punto, Jacenjuk presiede un consiglio dei ministri dell’orrore composto da una parte da fautori dell’austerità più brutale, che faranno di tutto per soddisfare le condizioni imposte dall’UE, dal Fondo Monetario Internazionale e dagli USA per “concedere prestiti”, e dall’altra parte da radicali di estrema destra decisi ad attuare purghe etniche contro le minoranze russe e di altre nazionalità ed a promuovere la riabilitazione di collaboratori dei nazisti durante la seconda guerra mondiale quali Stepan Bandera, nella tradizione della “Grande Ucraina”, ed a provocare un conflitto armato con la Russia.

Il ministro delle Finanze Aleksander Šlepak è un vicedirettore della Privatbank – che fungeva da canale per i finanziamenti occidentali a Svoboda ed all’Ala Destra, stando a fonti di sicurezza ucraine interpellate prima del golpe. Il ministro dell’Economia è Pavlo Šemeta, fondatore della Kyiv School of Economics, liberista estremo e fautore delle privatizzazioni e della deregulation. Il Ministro degli Interni Arsen Avakov, ex manager della campagna presidenziale di Viktor Juščenko durante la Rivoluzione Arancione, è stato accusato di privatizzazioni illegali dal governo appena rovesciato ed è fuggito in esilio in Italia per poi tornare a Kiev quando sono stati destituiti i suoi accusatori.

Il Premier Jacenjuk ha già ammesso che probabilmente diventerà il “premier più impopolare” nella storia dell’Ucraina, in quanto il governo imporrà pesanti sacrifici e la sua missione equivale a quella di un “kamikaze politico”. Insieme alla caratterizzazione da parte della burocrazia UE che l’Ucraina è “la Grecia dell’Est”, questo fa intravedere atrocità economiche e sociali che avranno gli stessi effetti devastanti delle “riforme” imposte dalla Troika in Europa del Sud, e forse anche peggiori.

C’è anche l’aspetto apertamente neonazista: il vicepremier è Aleksander Maksimovič Sič di Svoboda, e nel governo ci sono altri due politici di Svoboda, Igor A. Švaika e Andrei Mokhnik, rispettivamente ministro dell’Agricoltura e dell’Ecologia. Sergei Kvit, ex membro del neonazista Trizub Banderij, è ministro dell’Istruzione. Dimitro Bulatov, un leader dell’operazione di logistica di Auto-Maidan molto collegata a Pravij Sektor (l’Ala Destra), è ministro dello Sport. Incredibilmente, Andrei Parubij, comandante del contingente di “autodifesa” di Maidan, e a capo del consiglio di sicurezza nazionale e di difesa, mentre il Procuratore Generale è Oleg I. Makhinitskij di Svoboda.

Altri leader radicali di Maidan hanno assunto posizioni di medio livello nei ministeri e nell’agenzia anti-corruzione e nell’apparato di giustizia.