Il 24 maggio, la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite ha emesso nuove ordinanze nella causa in corso per l’accusa di genocidio a Gaza mossa dal Sudafrica, ordinando a Israele di ritirare immediatamente l’esercito dal Governatorato di Rafah a Gaza, di aprire il valico all’Egitto e di massimizzare la fornitura di aiuti umanitari a Gaza.
Il governo israeliano ha annunciato che non avrebbe rispettato l’ingiunzione e, con il sostegno dell’Amministrazione Biden, ha proceduto con l’offensiva. È stato consentito l’ingresso di un po’ di aiuti a Gaza, che non sono neanche lontanamente vicini alla quantità necessaria.
La sentenza della Corte Internazionale di Giustizia segue di quattro giorni l’annuncio del procuratore capo della Corte Penale Internazionale (CPI), Karim A.A. Khan (foto), di aver chiesto mandati di arresto per il Primo Ministro israeliano Netanyahu e il Ministro della Difesa Yoav Gallant, nonché per tre leader di Hamas. La decisione della Corte è attesa a breve. Si noti che Israele non è membro della CPI, né lo sono gli Stati Uniti, ma lo sono praticamente tutti i Paesi europei, il che significa che dovranno rispettare qualsiasi ordine di arresto del leader israeliano, qualora se ne presenti l’occasione. Ciò è particolarmente rilevante per la Germania, che fino a poco tempo fa ha appoggiato incondizionatamente il governo Netanyahu.