Mentre il Congresso degli Stati Uniti si prepara ad approvare il cosiddetto GENIUS Act, che secondo i consiglieri di Trump salverà magicamente il debito pubblico americano, gli speculatori stappano bottiglie di champagne e gli economisti seri lanciano l’allarme. Alcuni sostenitori del presidente Trump sono illusi dalla narrazione secondo cui le cosiddette stablecoin indeboliranno il potere oligarchico delle banche centrali, il che potrebbe anche essere vero, ma l’alternativa all’oligarchia non può essere l’anarchia.
Ascoltiamo quanto dice in materia Paolo Savona (foto), attuale presidente della Consob, l’autorità di vigilanza sulla borsa italiana. Savona è un economista fisico e non certo un amico dell’oligarchia finanziaria. Fu candidato a ministro dell’Economia nel governo Conte 1 nel 2018, ma la sua nomina fu bloccata da Bruxelles. Entrò poi nell’esecutivo come ministro per i Rapporti con le Istituzioni Europee, da dove lanciò un appello per un cambiamento radicale delle politiche fiscali dell’UE, in favore di un “New Deal” alla Roosevelt.
Parlando il 23 maggio al Festival dell’Economia di Trento, Savona ha dichiarato di considerare “un rischio fatale la legittimazione delle criptovalute, il rischio è che si perda il concetto di moneta”, ha affermato, spiegando che “scelte sbagliate portano scelte fatali e possono addirittura distruggere un sistema”. Savona ha spiegato che “il rischio di fondo è che queste monete private sostituiscano la moneta pubblica perché fanno guadagnare di più”, ma, nello stesso tempo, la moneta privata “non può essere rimborsata, perché non c’è un debitore e alla fine nessuno è responsabile”.
“Non voglio mettere il mio sigillo alla legittimazione delle criptovalute”, ha concluso Savona.
Anche Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, ha messo in guardia contro le criptovalute e in particolare le stablecoin, che potrebbero minare la sovranità monetaria e l’attività creditizia. Nelle sue “Considerazioni finali” in occasione della pubblicazione della relazione 2024, Panetta ha affrontato il tema delle stablecoin. Benché siano “strumenti che mirano a mantenere un valore stabile rispetto a valute o attività sottostanti”, esse “espongono comunque i detentori ai rischi legati alla solidità degli emittenti e alla variabilità del valore del sottostante. In assenza di norme adeguate, la loro idoneità come mezzi di pagamento è quanto meno dubbia. Tuttavia, se grandi piattaforme tecnologiche estere decidessero di promuoverne l’uso nei pagamenti tra i propri clienti, potrebbero nascere schemi di rilievo sistemico su scala internazionale. I mezzi di pagamento tradizionali utilizzati a livello nazionale – come banconote e carte – potrebbero essere spiazzati, con effetti negativi sulla sovranità monetaria, sulla tutela dei dati personali e sullo svolgimento dell’attività creditizia, da sempre integrata e complementare a quella di pagamento.
In quel discorso, Panetta ha anche ribadito il suo scetticismo nei confronti del piano UE di “ripresa attraverso il riarmo” e ha raccomandato di non tagliare la spesa sociale (https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2025/cf_2024.pdf).
Dall’altra parte, i fondi avvoltoio come BlackRock si preparano a prendere il controllo del nuovo sistema. Secondo informazioni riservate riportate da Bloomberg, BlackRock intende acquistare il 10% di Circle, il secondo maggiore emittente di stablecoin dopo Tether. BlackRock già gestisce gli investimenti di USDC, la stablecoin di Circle, in fondi del mercato monetario statunitense. Come riportato in precedenza da Forbes (https://www.forbes.com/sites/digital-assets/2024/09/28/16-trillion-by-2030-blackrock-is-quietly-backing-a-radical-new-us-dollar-rival-amid-a-bitcoin-and-crypto-price-boom/), il piano è di investire un totale di 16 mila miliardi di dollari in “un nuovo, radicale concorrente del dollaro” entro il 2030.
Sembra che una sorta di “John Law collettivo” stia dettando la politica finanziaria degli Stati Uniti. Quando la bolla dei Mari del Sud stava già crollando, Law continuò a emettere nuova carta che gli investitori continuarono a comprare, per poi perdere tutto, una volta iniziata la corsa agli sportelli. Cercare di rifinanziare l’insostenibile debito americano con una domanda guidata dalle stablecoin segue lo stesso schema.