Il 23 maggio, la Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo ha bocciato la “Nature Restoration Law”, la legge per il ripristino della natura, seguita in questo il giorno dopo dalla Commissione Pesca. Si tratta di una buona notizia, perché la proposta di legge dell’UE, parte del pacchetto “Farm to Fork”, mira a ripristinare lo stato di natura, comprese le paludi, su terreni agricoli e aree di pesca, allo scopo di “salvare il pianeta”. Nello stesso pacchetto si ordina la riduzione del 50% nell’uso di pesticidi entro il 2030. Il ministero dell’Agricoltura statunitense ha lanciato l’allarme: la politica UE ridurrà la produzione di cibo del 30%.
L’esito del voto nelle commissioni era inatteso ed è dovuto ad una frattura nella maggioranza che sostiene la Commissione Von der Leyen. Il PPE (Partito Popolare) si è smarcato, determinando la bocciatura, e il 31 maggio ha addirittura abbandonato i colloqui tra i gruppi nella Commissione Ambiente.
“Se la Commissione vuole seriamente ripristinare la natura, dovrebbe formulare una nuova proposta al più presto”, ha dichiarato Christine Schneider, che conduceva i negoziati per il gruppo PPE. Elementi della proposta della Commissione, come quella di ripristinare lo stato storico degli ecosistemi invece di adottare un approccio orientato al futuro, non hanno senso, ha detto la Schneider, aggiungendo che la sicurezza e la accessibilità al cibo devono avere la priorità sulla rinaturalizzazione.
Certo, la svolta del PPE ha motivazioni elettorali: la campagna per le elezioni europee dell’anno prossimo è già cominciata e i politici hanno annusato dove soffia il vento. Le recenti elezioni politiche in Olanda, dove un partito sorto all’ultimo momento sull’onda della protesta degli agricoltori è diventato il partito di maggioranza, e la crescita dell’AfD in Germania sono chiari segnali del fatto che gli elettori puniranno i partiti associati alla folle politica dell’UE.
Agricoltori e allevatori sono sul piede di guerra in tutta Europa. Anche in Italia la Coldiretti, per bocca del suo presidente Ettore Prandini (foto), ha dato voce alla protesta. Parlando alla scuola di formazione della Lega, Prandini ha accusato il vicepresidente della Commissione UE Franz Timmermans, titolare delle politiche “green” e climatiche, di essere un “delinquente”.
“Molti lo conoscono o hanno analizzato quelle che sono le sue proposte più recenti; ecco io penso, e non mi vergogno a dirlo, che si tratta di un commissario che dovrebbe essere definito non soltanto un delinquente, ma… e mi prendo tutta la responsabilità di quello che sto dicendo”, ha detto Prandini secondo Il Fatto Quotidiano.
“Dietro la logica della sostenibilità – ha proseguito il presidente di Coldiretti – Timmermans sta demolendo il sistema produttivo europeo. L’Europa è il continente più sostenibile a livello globale, l’Italia è il paese più sostenibile, parlo della filiera agroalimentare. E la strumentalizzazione che questo signore sta mettendo in campo è che gli allevamenti vanno chiusi. Ma quali? L’indice a livello mondiale è al 14% per le emissioni e in Italia siamo al 5%, cioè più bassi di tutti; dovremmo essere portati come esempio e invece c’è qualcuno che ci viene a spiegare che è meglio il cibo sintetico”.
La protesta, tuttavia, ha mostrato anche quanto siano poco democratiche le istituzioni europee. Il Parlamento Europeo dovrebbe essere il corpo legislativo, ma non lo è. In realtà ha un potere, di fatto, solo consultivo, mentre la Commissione riunisce in sé il potere esecutivo e, di fatto, quello legislativo. Se il Parlamento non concorda con una proposta di legge, non può riscriverla, ma al massimo può rispedirla alla Commissione. Questo è quanto le Commissioni Agricoltura e Pesca hanno deciso, ma la Commissione ha annunciato che non ha alcuna intenzione di riscrivere la legge.
“Non esiste che la proposta sia respinta e si speri che la Commissione ne presenti una nuova. La Commissione non presenterà un’altra proposta. Ciò sia assolutamente chiaro”, ha detto Timmermans alla Commissione Agricoltura. Forse chiamarlo “delinquente” è poco…