Le personalità politiche più importanti negli Stati Uniti, congressisti e governatori degli Stati, cominciano a dare segni di preoccupazione per l’epidemia di tossicodipendenze e sovradosaggi letali che colpisce gli Stati Uniti dall’Atlantico al Pacifico.

L’epidemia si sovrappone all’abuso di psicofarmaci e all’uso della marijuana legalizzato dal Presidente Barack Obama. Nel complesso è dall’inizio di questo secolo che il problema ha cominciato ad esplodere.

Come sempre, del male è più responsabile la lingua della propaganda che la spada della pratica. Per decenni un individuo ha assicurato lauti finanziamenti alla campagna per la legalizzazione delle droghe: il megaspeculatore George Soros, colui che cura il patrimonio della Corona britannica.

Soros fu il principale investitore nella carriera politica di Barack Obama. Lunedì il mondo ha appreso che ora è anche lo sponsor della candidatura di Hillary Clinton, garante della “tradizione” di guerre e fedeltà a Wall Street che si accinge a ereditare da Obama. La rivelazione della Commissione Elettorale Federale (FEC) è che Soros ha donato sei milioni di dollari al comitato elettorale della Clinton, Priorities U.S.A. Action. Questi sei milioni si aggiungono al milione che ha donato nel primo semestre del 2015 e al milione donato ad un’altro ente, l’American Bridge 21st Century, ugualmente a sostegno della Clinton.

Otto milioni almeno per dire che Wall Street e la City gradiscono Hillary come Presidente degli Stati Uniti d’America.

Questa generosità è però un marchio. Già Soros aveva donato un milione di dollari nel 2012, perché “deluso” da Barack Obama, e aveva scritto via posta elettronica alla presidente Neera Tanden del Center for American Progress dichiarando il suo “rimorso” per aver sostenuto Barack in precedenza e per non aver appoggiato subito Hillary.

Il marchio significa che Hillary Clinton è sempre più propensa ad alienare ulteriormente gli Stati Uniti.