Secondo il nuovo dizionario De Mauro della lingua italiana, “fuga in avanti” significa “tattica o comportamento che consiste nel proporsi mete lontane e spesso irraggiungibili perché non si è in grado di risolvere i problemi immediati”. La definizione si applica da tempo alle azioni della Banca Centrale Europea, ma la più recente le ha superate tutte.
Il 4 giugno la BCE ha dichiarato guerra alla Corte Costituzionale tedesca (CCT) e, secondo molti commentatori, compiuto un passo da gigante verso l’iperinflazione. Sfidando il verdetto della CCT, che minaccia il ritiro della Bundesbank dai programmi espansivi della BCE, accusati di non rispettare i criteri di proporzionalità, l’istituto guidato dalla francese Christine Lagarde ha raddoppiato la posta, aumentando il volume degli acquisti di titoli PEPP (Pandemic Emergency Purchase Program) da 750 a 1350 miliardi e prolungandoli fino ad almeno il giugno 2021. I criteri, per di più, saranno ancora maggiormente flessibili, non tenendo conto del capital key e del limite di un terzo delle emissioni di un Paese membro.
Inoltre, continueranno gli acquisti di 20 miliardi al mese di titoli sotto il vecchio programma APP, almeno fino alla fine dell’anno. Il grosso degli acquisti di PEPP e APP verrà reinvestito oltre il termine dei due programmi e a lungo, anche dopo un eventuale rialzo dei tassi che, per il momento, rimangono invariati.
Ciò porterà il bilancio della BCE a 6,6 mila miliardi, una cifra che però è destinata ad aumentare poiché la bestia è ancora affamata. Infatti, subito dopo l’annuncio della BCE i “mercati” hanno richiesto altre iniezioni di liquidità. Secondo analisti e gestori intervistati da Bloomberg, i nuovi 600 miliardi di euro non saranno sufficienti a coprire l’acquisto dei titoli di stato dell’Eurozona emessi quest’anno e il prossimo da parte delle banche e saranno necessari dai 500 ai 750 miliardi in più.
In una discussione col consigliere del governo tedesco Peter Bofinger, l’autorevole economista Hans-Werner Sinn (foto) ha messo in guardia dal pericolo di iperinflazione. Quando ci sarà la ripresa economica, ha detto Sinn, tutta questa liquidità straordinaria dovrà essere prosciugata, ma la BCE “non ha la retromarcia”. Sinn è un esponente della scuola del rigore di bilancio, ma sembra qui concordare con l’economista Lyndon LaRouche, fondatore dell’EIR, il quale da un punto di vista opposto sempre sostenne che l’attuale sistema ha solo due sbocchi: la bancarotta generale o l’iperinflazione.
Quanto all’aspetto politico delle decisioni della BCE, la Lagarde lo ha chiarito senza mezzi termini. Rispondendo il 4 giugno a più di una domanda durante la conferenza per la stampa successiva alla riunione del Consiglio della BCE, l’inquilina del 45mo piano dell’ex Großmarkthalle ha sentenziato che la legge europea prevale su quella costituzionale nazionale: “Vorrei ricordarvi che la BCE è soggetta alla giurisdizione della Corte di Giustizia Europea, che ha giudicato il PEPP essere in linea con il nostro mandato. Abbiamo preso atto della sentenza [della CCT], che è diretta al governo e al parlamento tedeschi e siamo fiduciosi che si troverà una buona soluzione. Una buona soluzione che non comprometterà l’indipendenza della BCE, il primato della legge europea e il giudizio della Corte di Giustizia Europea”.
Proseguendo nella carica, la Lagarde ha spiegato che il PEPP sarà completamente flessibile, compresa la ‘giurisdizione’: “Come sapete, la sottoscrizione del capitale della BCE guida il benchmark dei nostri acquisti di titoli del settore pubblico. Abbiamo considerato che vi fosse bisogno forte e urgente di acquisti, deviando dal criterio del benchmark perché ci trovavamo e ci troviamo ad affrontare rischi di frammentazione che minacciano la trasmissione regolare di politica monetaria in tutta l’area dell’Euro. Perciò abbiamo usato e continueremo a usare il PEPP per contrastare tali rischi di frammentazione. Vorrei riassicurarvi che il principio guida della flessibilità sarà mantenuto per tutta la durata del PEPP”.
La deviazione dalle regole del capital key è stata uno dei punti chiave della sentenza della CCT. Dunque, lo scontro si inasprirà e quasi sicuramente vi saranno nuovi ricorsi alla corte di Karlsruhe. Il prof. Markus Kerber, uno dei ricorrenti cui la CCT ha dato ragione, ha già dichiarato che il PEPP potrebbe essere proibito.
Parlando con l’agenzia Reuters, Kerber ha detto che la BCE potrebbe aver attraversato una linea rossa legale allentando due salvaguardie, il capital key e il tetto di un terzo del totale delle emissioni di un Paese membro, che hanno permesso all’istituto di Francoforte di acquistare, con la benedizione della CGUE, complessivi 2,2 migliaia di miliardi di titoli di stato dal 2015.
“Il programma solleva una serie di interrogativi”, ha detto Kerber. “È ancora un programma temporaneo? È compatibile con la definizione di finanziamento monetario dato dalla CGUE?”