Discutendo con il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon il 25 settembre, alla riunione sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS/SDG), il Premier indiano Narendra Modi ha sollevato la questione di un “deficit di fiducia” da parte delle nazioni più povere che hanno raggiunto certi livelli di crescita. Con esse, reputa Vikas Swarup, portavoce del Ministro degli Esteri indiano, si usa la questione dei cambiamenti climatici, dunque il controllo delle emissioni di anidride carbonica, per impedire loro di migliorare la propria qualità di vita (fonte: Indo-Asian News Service, IANS).

Modi ha detto che alle nazioni in via di sviluppo dovrebbe essere permesso di crescere e che non sono accettabili le politiche delle nazioni sviluppate finalizzate a limitarne la crescita.

“Per promuovere lo sviluppo sostenibile sono necessarie delle misure positive come il finanziamento vincolato a progetti sui cambiamenti climatici e il trasferimento tecnologico, invece che misure negative che si concentrano sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica”, ha detto, secondo l’IANS.

Prendendo la parola più tardi ad un consesso particolare delle Nazioni Unite, Modi ha evidenziato che le nazioni come la Cina, l’India e il Brasile ospitano milioni di persone estremamente povere (1,25$ al giorno): rispettivamente 80 milioni, 280 milioni e 10 milioni. Non si tratta di adempiere semplicemente alle necessità dei poveri e di promuoverne la dignità, né soltanto di assumersene la responsabilità morale, ma di comprendere che il vero obiettivo di un futuro sostenibile non può essere raggiunto senza affrontare il problema della povertà. Circa il 60% della popolazione rurale indiana è malnutrita, condizione valutata in base a sette parametri socio-economici da una recente analisi governativa degli inizi di quest’anno (fonte: BRICS Post).