Il colonnello (in congedo) Richard Black, ex capo della divisione di diritto penale dell’esercito al Pentagono ed ex membro del Senato della Virginia, è un autorevole critico della guerra permanente degli Stati Uniti ed è stato un relatore di spicco a numerose conferenze dello Schiller Institute. Black è stato intervistato il 23 aprile da Harley Schlanger sulla politica degli Stati Uniti nei confronti della Siria, Paese che “studia intensamente” dal 2011.
All’epoca, ha spiegato il col. Black, rimase di stucco nello scoprire che la CIA e altre forze speciali erano impiegate per coordinare gli sforzi dei terroristi legati ad al-Qaeda che stavano attaccando il governo siriano. Ad oggi, gli Stati Uniti non solo continuano a sostenere le forze estremiste islamiche per rovesciare il presidente Bassar al Assad, ma stanno occupando la parte settentrionale del paese insieme alle forze turche.
Quell’area, ha sottolineato il col. Black, “è il granaio di tutta la Siria. La maggior parte del grano prodotto per nutrire la nazione siriana viene da lì. Lo abbiamo deliberatamente tagliato fuori. Anche la maggior parte del petrolio e del gas naturale viene prodotto lì, e occupando quell’area, abbiamo sequestrato il petrolio e il gas naturale”. Ma anche questo non è stato sufficiente a far cadere il governo, così l’estate scorsa, con il Caesar Act, sono entrate in vigore nuove sanzioni che prendono di mira qualsiasi entità straniera impegnata nel commercio con il Paese. “Lo scopo di queste sanzioni è provocare carestie e povertà e impedire ai siriani di ricostruire il proprio Paese dopo dieci anni di guerra che gli abbiamo imposto”. Da molti anni è in vigore anche un blocco delle forniture mediche.
Alla domanda su come si possa mobilitare la gente per opporsi ad una politica così barbara, il col. Black ha sottolineato quanto sia importante comprendere gli effetti reali delle sanzioni. “Penso che se gli americani capissero che cosa sta facendo il loro governo, rimarrebbero sconvolti”. La linea ufficiale è che viene presa di mira solo la leadership del Paese interessato, ma questo è “inequivocabilmente falso”. Le sanzioni “provocano fame e difficoltà per la gente comune”, che improvvisamente scopre di non potersi più permettere di sfamare la propria famiglia.
“Le sanzioni sono fondamentalmente azioni crudeli e malvagie, per cui semplicemente non c’è alcuna giustificazione per esse. Se non si è in uno stato attivo di guerra con una nazione – cosa che spero non accada – non c’è alcuna giustificazione legale, e certamente non ce n’è alcuna morale, per imporre sanzioni. Sono proprio l’antitesi del Cristianesimo; sono l’antitesi delle altre religioni, compreso l’Islam. Sono incompatibili con qualsiasi nozione di misericordia, bontà e decenza”.
Il col. Black ha ringraziato lo Schiller Institute per la campagna che sta portando avanti a livello internazionale per porre fine a questa spregevole politica. Questo sarà uno dei temi principali della conferenza virtuale che lo Schiller Institute terrà l’8 maggio.