L’Arabia Saudita e i suoi alleati, sembra con sostegno logistico e di intelligence dagli Stati Uniti, hanno lanciato massicci bombardamenti aerei sulla capitale dello Yemen, Sanaa, e numerose altre città, uccidendo civili e militari. Le cento sortite di “Operazione Tempesta di Fermezza” sono state lanciate dopo che le forze nazionali yemenite, sotto la guida degli Houti e del loro gruppo armato Ansarullah, erano riuscite in pochi giorni a conquistare il sud del paese dopo aver conquistato Sanaa nel settembre scorso.

I sauditi e i loro alleati, citati ampiamente nei media occidentali, sostengono falsamente che quello di Ansarullah sia un “golpe sciita” contro il governo legittimo del Presidente Abedrabbo Mansur Hadi. Invece, il mandato di Hadi era scaduto nel febbraio 2014 e fu prolungato di un anno, per cui egli non può più pretendere di essere il Presidente.

E anche se gli Houti sono sciiti, essi sono appoggiati da molte forze non sciite e si muovono come una forza nazionale per riunire il popolo contro un governo corrotto e un accordo politico corrotto voluto dai sauditi, che ha mantenuto diviso il paese e foraggiato la corruzione.

Nel giro di pochi mesi, gli Houti e i loro alleati sono riusciti a liberare gran parte del paese dai terroristi di Al Qaeda, cosa che non era riuscita agli USA e ai loro alleati in oltre dieci anni. Nelle ultime settimane erano quasi riusciti ad eliminare completamente Al Qaeda dallo Yemen meridionale e avevano lanciato un dialogo nazionale per la formazione di un governo e la riforma della Costituzione.

Dopo che Ansrullah e alleati hanno conquistato Aden il 25 marzo, i sauditi hanno cominciato i bombardamenti. Uno Yemen repubblicano con una cultura religiosa tollerante è il peggior incubo dei wahabiti di Riad. Arabia Saudita e Yemen hanno un lungo confine in comune e sono legati da contatti storici.

Il sostegno pubblico dell’Iran nei confronti degli Houti ha complicato le cose, facilitando la propaganda che li ha definiti agenti iraniani. Inoltre, i sauditi e i paesi del golfo hanno esercitato pressioni sull’Egitto affinché il Cairo appoggiasse la campagna anti-Houti, giocando la carta delle insicurezze egiziane sul passaggio nello stretto di Bab El-Mandib sulla via di Suez.

Se si esacerba il conflitto tra Egitto e Iran, l’intera penisola arabica può esplodere. Le minoranze sciite in Arabia Saudita e Bahrain potrebbero essere mobilitate per destabilizzare i sauditi. Riad calcola che gli iraniani non interverranno direttamente se non verranno sabotate le chances di riuscita del negoziato nucleare con gli USA. Questo potrebbe rivelarsi un grave errore di calcolo.