L’edizione elettronica de Il Giornale ha intervistato Andrew Spannaus di MoviSol lo scorso 5 marzo per avere l’opinione dell'”esperto di macroeconomia e geopolitica” sulla crisi economica e sulle misure che andrebbero prese per uscirne. L’analisi sulle cause del crollo economico in Italia ha destato particolare interesse: Spannaus ha detto che il tonfo del mercato interno e la riduzione di oltre il 20% della produzione industriale nazionale sono stati intenzionali, giustificati dai tecnici che seguivano l’obiettivo di ridurre il deficit a tutti i costi, coscienti che avrebbero tolto soldi ai consumi e all’economia reale.

Naturalmente questa politica non ha affatto migliorato i conti, ma è servita a un altro scopo discusso nell’intervista, quello di costringere l’Italia e altre nazioni europee a cedere ancora più sovranità alle istituzioni sovranazionali.

Oltre ai temi trattati negli stralci presentati sotto, la giornalista Sonia Bedeschi ha anche chiesto della storia personale di Spannaus, dandogli la possibilità di ricordare per esempio l’attività degli anni Novanta quando l’Executive Intelligence Review pubblicava numerosi rapporti sul pericolo della crescita dei derivati e la conseguente bolla speculativa, che pose le basi per il disastro finanziario degli ultimi anni.

Quella crisi voluta dai potenti per mettere in ginocchio gli italiani

Così la crisi è diventata un’occasione per indebolire i poteri dei governi e rimpinguare le tasche di chi gestisce gli interesse internazionali.



di Sonia Bedeschi (da: ilgiornale.it)

In Italia funziona così: non bisogna dire quello che forse sappiamo già. I politici tacciono, i potenti si defilano, le bocche più esperte dicono e non dicono. Per capire nel profondo la crisi economica che ci sta soffocano occorre un occhio esterno, che sappia analizzare la situazione italiana ed europea con senso critico e preciso.

Per la serie: “Vogliamo sentircelo dire e spiegare da qualcuno”. Andrew Spannaus, esperto di macroeconomia e geopolitica di origine americane vive ormai da 18 anni in italia e fa parte di quella categoria di professionisti che vanno a fondo alle questioni e si mettono in discussione, a qualsiasi livello. Scomodo? Forse, ma costruttivo.

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Per capire il problema che sta dietro alla crisi economica europea ci fa un esempio molto pratico prendendo come riferimento la Grecia: ” La situazione era già terribile, ma per quanto disastrosa con la politica della troika che coinvolge Commissione Europea, Banca Centrale e Fondo Monetario Internazionale, il debito pubblico é peggiorato”. Un esempio semplice per capire che la pressione fiscale raggiunta in Italia deriva da 20 anni di politica basata su liberalizzazioni, privatizzazioni, politica di bilancio, finalizzata non a migliorare l’economia ma a far parte di un modello internazionale dove domina un grande capitale”. Secondo Spannaus infatti, per salvarsi, occorre ritornare (il prima possibile) a una situazione dove lo Stato ha un ruolo definito e riconosciuto capace quindi di fare investimenti produttivi. Bisogna cioè avere una politica creditizia, e per farlo “Propongo la separazione bancaria dove le banche non fanno tutto a modi “banca universale” perchè oggi chi ha bisogno di soldi non può prenderli e chi non ha bisogno, prende. La mossa più sbagliata e (quasi) fatale é stata quella di mettere tutto il sistema finanziario nel mercato internazionale in modo che tutto sia tarato sul livello delle grandi banche. Banche che hanno inevitabilmente speculato”. Infatti, la direzione migliore sarebbe quella di separare banche ordinarie e banche speculative, ma nell’attesa l’Italia vedrà consolidare le difficoltà per la classe media e una crescita limitata ad alcuni settori. Una realtà – spiega Spannaus – molto affine a quella degli Stati uniti dove la classe media si sta indebolendo, a dispetto dei dati che ci vengono forniti.

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Come si colloca Matteo Renzi nel panorama della crisi? Come si dice “meglio dare un colpo al cerchio e uno alla botte”. Secondo Spannaus infatti il Premier punta molto sull’appoggio dei settori che hanno interessi internazionali così da poter fare da una parte il “rottamatore” all’interno dell’Italia e “farsi bello”, e dall’altra rimanere attaccato alle stanze che muovono grandi interessi. Facendo un passo indietro poi Spannaus conferma che il disastro creato da Mario Monti e dal suo governo di tecnici ” non é stato casuale, bensì voluto”. Anche Monti e Amato lo hanno confermato. In soldoni ci hanno detto che l’Italia si sarebbe fatta finanziare il deficit dall’estero perchè da sola non era in grado, e che quindi si riducevano i consumi dei cittadini. Quali sono le vere intenzioni? “Ecco, l’intenzione é quella di sfruttare la crisi economica per rafforzare le strutture sovranazionali. Con Mario Monti si sono trasferite le sovranità dalle nazioni al’Unione Europea. Solo in periodo di crisi, approfittando del momento, questo é stato possibile” – afferma Spannaus. Il dramma é che la popolazione e il governo non hanno più alcun potere e le decisioni vengono prese a livelli più alti.

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Se al posto di Renzi ci fosse Spannaus (recuperati i poteri) prenderebbe subito in mano la questione del credito e delle banche, poichè “la politica del dare più soldi al settore finanziario non ha funzionato e non funziona!” – commenta. Questo infatti é un modo per far chiudere bottega alle imprese o metterle nella condizione di abbassare la seracinesca. Poichè in Italia le imprese sono finanziate dalle banche, queste devono ritornare a fare le banche. “Anche l’esportazione – spiega Spannaus – va molto di moda, ma i settori come la meccanica di precisione possono contare su questo meccanismo, non tutti. Gli altri settori non vanno bene per colpa della politica, non per incapacità”.

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E se poi qualcuno pensa ancora che il modello tedesco sia il migliore Spannaus risponde così: “Non dovete andare a scuola dalla Germania – sorride” e neppure pensare che le cose andrebbero meglio adottando la politica tedesca: pensiamo ai derivati della Deutsche Bank, alla riduzione dei salari dei servizi sociali, alla cannibalizzazione della produzione industriale, Occorre invece pensare di collaborare ridando alla politica la possibilità di decidere.