Due mesi dopo l’inaugurazione di Joe Biden come presidente degli Stati Uniti, il mondo si trova di fronte a una moltitudine di crisi: gli Stati Uniti si dirigono verso uno scontro geopolitico con la Cina e la Russia. Lo sforzo di contenere l’ascesa della Cina cercando di forgiare un’alleanza indo-pacifica, o anche una NATO globale, ha avuto come risposta la formazione di un’alleanza militare tra Cina e Russia. L’oligarchia finanziaria, che ha il suo centro nella City di Londra, a Wall Street e nella Silicon Valley, sta cercando di rimandare l’inevitabile collasso del sistema finanziario transatlantico pompando da 30 a 50.000 miliardi di dollari nel “Grande Reset” del Green New Deal, che sarà la fine delle nazioni industriali e, se attuato “con successo”, porterà a una gigantesca riduzione della popolazione mondiale.

Il Programma Alimentare Mondiale ha lanciato un monito: solo quest’anno c’è il pericolo che 270 milioni di persone muoiano di fame a causa della condizione di grave sottosviluppo aggravata dalla pandemia di Covid-19 e dai lockdown, che hanno già distrutto 500 milioni di posti di lavoro. La più drammatica crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale si sta verificando proprio ora nello Yemen, dove 20 milioni di persone rischiano di morire di fame. Il fatto che non venga affrontata questa situazione, alla quale si potrebbe rimediare facilmente se esistesse la volontà politica, significa che si tratta di genocidio. In Siria, un terzo della popolazione sta morendo di fame ed è vittima di una guerra per procura, che in apparenza è tra Israele e Iran, ma in realtà è la cabina di pilotaggio di una potenziale terza guerra mondiale tra la forma moderna dell’impero britannico – Regno Unito e Stati Uniti – e Russia e Cina.

C’è una competizione sistemica: mentre non solo la Cina, ma anche molte nazioni asiatiche, hanno fatto rivivere le loro antiche civiltà e le hanno unite ad una prospettiva estremamente ottimistica per il futuro basata sull’innovazione scientifica e tecnologica, il cosiddetto “Occidente” è sprofondato nei nuovi secoli bui adottando le pratiche culturali più degenerate, una politica del “tutto è permesso”, che fa impallidire la decadenza dell’Impero Romano al confronto. Pertanto, l’unico modo in cui la specie umana avrà qualche speranza di uscire da questa crisi esistenziale sarà quello di dare il via consapevolmente ad un Rinascimento della cultura classica e un dialogo tra le tradizioni culturali più elevate della storia universale.

Lo Schiller Institute riunisce autorevoli rappresentanti di Russia, Cina, Africa, Europa e Americhe per un dialogo su come affrontare questa crisi esistenziale dell’umanità con l’idea di “pace attraverso lo sviluppo”. Lyndon LaRouche ha promosso questo approccio per cinquant’anni, con l’idea di volgere lo sguardo verso i prossimi cinquant’anni, per compiere la rivoluzione necessaria negli affari umani sia per affrontare insieme queste crisi come specie, sia per liberare il potenziale creativo dell’umanità e creare un mondo adatto alla dignità dell’uomo.

La conferenza si articola in tre sessioni:
1- Porre fine al disastro culturale – l’urgenza di un nuovo Rinascimento
2- La crisi strategica che affronta la specie umana
3- L’Indo-Pacifico e l’Asia sud-occidentale: perni di guerra o sviluppo pacifico con la Nuova Via della Seta

La conferenza si terrà online su Zoom e youtube e inizierà alle ore 15 sabato e alle ore 15 domenica per la terza sessione. E’ disponibile su Zoom la traduzione in spagnolo e francese per chi non parla inglese. E’ necessario registrarsi al seguente link:

https://schillerinstitute.nationbuilder.com/20210320-conference?recruiter_id=10065