La campagna per ridurre drasticamente la popolazione mondiale con il pretesto di salvare il pianeta ha preso nuovo impulso da un nuovo rapporto pubblicato il 12 maggio dal Programma dell’ONU sull’Ambiente (UNEP). Intitolato L’Umanità può e deve fare di più con meno, è stato lanciato alla XIX sessione della “Commissione ONU sullo Sviluppo Sostenibile”, tenutasi a New York dal 2 al 13 maggio, il cui scopo sembra essere stato quello di condizionare i leader mondiali sulla necessità di arrestare lo sviluppo.

Il documento spiega che l’uomo consuma in media 10 tonnellate annue di “minerali, combustibili fossili e biomassa”, distribuite così: 16 ton. nel mondo sviluppato e 4 ton. tra le nazioni povere. Esso propone quindi che “le nazioni industrializzate riducano di due terzi i consumi pro capite e le altre rimangano ai consumi attuali, così che la risultante globale pro capite è di 6 tonnellate”. Non sorprende che il rapporto manchi di trarre le ovvie conseguenze di una simile politica in termini di crollo economico e genocidio di massa.

Nel frattempo, le folli proposte del governo tedesco ispirate da Hans Joachim Schellnhuber e dalla WBGU (cfr. Strategic Alert 19/2011) per abbandonare non solo il nucleare ma anche i combustibili fossili entro il 2050, sono state assorbite da un nuovo rapporto dell’IPCC. Nonostante le manipolazioni dell’IPCC siano state ampiamente documentate e il mito della causa antropogenica dei cambiamenti climatici sia stato screditato, esso continua ad essere fatto ingoiare ai paesi in via di sviluppo.

Ad una riunione di delegati ad Abu Dhabi il 9 maggio, l’IPCC ha approvato il Rapporto Speciale sulle Fonti Energetiche Rinnovabili e sulla Mitigazione dei Cambiamenti Climatici. Anche se non è radicale come il programma di Schellnhuber per la Germania, esso sostiene che le rinnovabile, come il solare, l’eolico e la bioenergia, potrebbero soddisfare fino al 77% della domanda mondiale entro il 2050. L’intero rapporto si basa sulla stessa bufala dei cosiddetti “fatti” denunciati nello scandalo dei dati sul riscaldamento globale della East Anglia University nel 2010. Secondo l’IPCC, circa un terzo dell’offerta di elettricità mondiale potrebbe provenire direttamente dal solare, mentre oltre il 20% dall’eolico.

Per realizzare questa svolta verso le cosiddette rinnovabili, il rapporto chiede ai governi di ridurre i sussidi ai combustibili fossili, che ora costituiscono l’85% dell’energia prodotta. L’energia nucleare attualmente fornisce un 2% e stranamente l’IPCC non prevede che questa percentuale aumenti – benché le centrali in costruzione o progettate siano diverse centinaia in numerose nazioni. Piuttosto, l’IPCC sostiene che le energie “pulite” potrebbero “saltare” le fonti tradizionali per rifornire gli 1,4 miliardi di persone che vivono senza elettricità o usano le tradizionali biomasse.

Anche qui, ciò che non viene espressamente affermato è che l’applicazione di tali misure drastiche richiederebbe una “eco-dittatura” mondiale.

Gli alchimisti del clima sperano di tirare il Vaticano dalla loro parte. Il 5 maggio l’Accademia delle Scienze Pontificia ha presentato un rapporto sul “Destino dei Ghiacciai di Montagna nell’Antropocene”, compilato da 22 persone tra cui il solito Schellnhuber e il capo dell’IPCC R. Pachauri. Il rapporto definisce “Antropocene” lo “sfruttamento aggressivo dei combustibili fossili e di altre risorse naturali”, e sostiene che le emissioni di CO2 siano responsabili della morte di due milioni di uomini ogni anno. Il rapporto propone di “usare ogni mezzo possibile per raggiungere gli ambiziosi obiettivi internazionali del riscaldamento globale”.

Il portavoce vaticano padre Federico Lombardi ha sottolineato che, benché il documento sia “importante”, e sarà tenuto in considerazione, esso riflette solo le conclusioni degli scienziati indipendenti che l’hanno stilato.