L’omicidio dell’attivista conservatore Charlie Kirk durante un comizio pubblico all’Utah Valley College il 10 settembre ha drammaticamente intensificato la rabbia faziosa che sta dilagando in alcuni settori della popolazione statunitense. Data l’alta visibilità di Kirk come importante sostenitore del Presidente e della sua organizzazione giovanile, Turning Point USA, accreditata da molti come determinante per la vittoria di Trump nel 2024, non sorprende che l’assassinio abbia scatenato una retorica violenta, che a qualcuno fa prevedere l’imminenza di una guerra civile tra i sostenitori del movimento MAGA di Trump e i sostenitori dell’establishment democratico.
Nonostante i numerosi interrogativi rimasti senza risposta sul colpevole e sulle ragioni del suo atto, i media riportano le dichiarazioni più provocatorie atte a suscitare reazioni violente, evidenziando in modo prevedibile i commenti volti ad attivare i profili “sinistra-destra”. Ad esempio, dalla “destra”, Steve Bannon descrive l’assassinio come parte di una “guerra” ed Elon Musk attacca i democratici definendoli il “partito dell’omicidio” – e questi sono solo alcuni dei commenti più moderati. Da “sinistra” vengono mosse accuse secondo cui si tratterebbe di una sorta di “incendio del Reichstag” o della scusa di cui Trump avrebbe bisogno per censurare l’opposizione alle sue politiche, tra cui le deportazioni di massa, l’aumento della sorveglianza, ecc. Nel suo strano omaggio a Charlie Kirk, Donald Trump ha ignorato i recenti disaccordi tra lui e il giovane attivista sul sostegno alla “pulizia etnica” di Netanyahu o sul presunto insabbiamento dei crimini di Jeffrey Epstein e ha minacciato una risposta violenta ai “radicali di sinistra, ai comunisti e ai fascisti” che, secondo lui, sarebbero responsabili del clima che ha portato all’assassinio.
Mentre aumenta la tensione tra la “sinistra” e la “destra”, alcuni parlano di una replica della “Strategia della Tensione” che attanagliò l’Italia dalla fine degli anni ’60, fino a poco dopo l’assassinio del Presidente della DC Aldo Moro nel maggio 1978. Ciò che di solito viene escluso dalla versione semplificata della Strategia della Tensione è che lo scopo di chi l’alimentava non era semplicemente quello di favorire un regime autoritario, ma di impedire l’affermarsi di una politica di unità nazionale, promossa da Moro, che avrebbe beneficiato dello sdoganamento del Partito Comunista come partecipante a pieno titolo dell’alternanza di governo. Possiamo considerare quella come la versione italiana dell’Ostpolitik varata poco prima in Germania.
Se questa analogia è accurata, quale conclusione si può trarre riguardo alle intenzioni di coloro che oggi ricorrono ad assassini e terroristi? In breve, è quello di distogliere l’attenzione dal potenziale storico mondiale aperto dall’emergere di una nuova architettura strategica e di sviluppo in alternativa ad un ordine unipolare al collasso. Mentre censurano le notizie su questo fronte, i media occidentali stanno sfruttando i profili di cittadini disperati, per tenerli intrappolati con un’immagine del nemico da combattere all’interno del loro Paese.
Le voci che circolano sulla rottura di Charlie Kirk con lo sterminio in Palestina e l’insabbiamento delle operazioni di intelligence nel caso Epstein, oltre alla sua nota opposizione alla politica transatlantica di guerra con la Russia, se vere, gettano nuova luce su chi voleva vederlo morto per trasformarlo in un martire. Come per altri insabbiamenti di operazioni di intelligence, come l’assassinio di Kennedy, o ciò che è realmente accaduto l’11 settembre 2001, o come l’espansione verso est della NATO e il sostegno di Stati Uniti e Regno Unito del colpo di Stato di Maidan in Ucraina che hanno provocato l’operazione militare speciale della Russia in Ucraina, la Strategia della Tensione, gestita dagli oligarchi al di sopra delle nazioni, serve a proteggerli nascondendone le intenzioni e distogliendo l’attenzione dalle soluzioni reali. Questo è ciò che deve essere smascherato oggi.
