Con il pretesto di contrastare da un lato la “propaganda di guerra russa” e dall’altro quello di arginare “l’aumento dell’antisemitismo”, nelle ultime settimane gli enti di sicurezza tedeschi, sostenuti dai media, hanno fatto sempre più ricorso a misure repressive contro gli oppositori del governo. È stato istituito un sistema di denunce anonime e fake news per mettere a tacere e perseguire chi critica la narrazione ufficiale.
Un caso particolarmente eclatante riguarda l’ex sottosegretario di Stato Jürgen Todenhöfer (84 anni, foto), uno dei principali critici del mantra anti-Russia a Berlino, la cui organizzazione “Team Todenhöfer” ha promosso numerose manifestazioni di protesta sulla questione ucraina. Ora, a quanto pare, a causa di un tweet rivolto al primo ministro israeliano Netanyahu, Todenhöfer è oggetto di un procedimento penale. Egli ha scritto: “Signor Netanyahu, la sua coscienza non si ribella mai quando fa ai palestinesi ciò che i maledetti nazisti fecero agli ebrei?” Dal momento che la narrazione ufficiale vieta un linguaggio così schietto, da parte di un tribunale è stata emessa a carico di Todenhöfer un’ordinanza che dispone la perquisizione della sua casa e il sequestro del suo computer, dei suoi documenti, ecc. Non solo, ma i media mainstream hanno anche diffuso la notizia falsa che la perquisizione fosse già stata effettuata. L’ex segretario di Stato ha dichiarato che l’ordinanza pende su di lui come una spada di Damocle.
Non è chiaro cosa abbia spinto esattamente il tribunale a emettere tale sentenza, ma il suo tweet potrebbe essere stato segnalato da una delle nuove ONG che dichiarano di combattere l’“incitamento all’odio”. Si sta creando un sistema che ricorda il famigerato modello veneziano delle “denunce segrete”, cioè delle delazioni da parte di cittadini nei confronti di altri cittadini.
Nello Stato dell’Assia, il Ministero dell’Interno ha persino creato un ufficio chiamato “Assia contro la promozione dell’odio”, dove le persone possono denunciare altri per “incitamento all’odio”. Il nuovo ufficio ha già segnalato 16.000 casi di questo tipo al servizio di sicurezza interno BKA, come è stato ammesso in risposta a un’interrogazione parlamentare dell’AfD.
Allo stesso tempo, si moltiplicano le richieste di attuazione dello “stato di tensione” (Spannungsfall), che in Germania costituisce una fase preliminare allo stato di guerra. L’ex consigliere per la sicurezza di Angela Merkel, il generale Erich Vad, ha avvertito che, se tale misura fosse decisa dalla NATO, la Germania sarebbe obbligata dall’articolo 3 della Costituzione tedesca ad attuarla, senza bisogno della maggioranza parlamentare dei due terzi che sarebbe di norma richiesta in questo caso.
In precedenza, Norbert Häring, capo redattore economico dell’Handelsblatt, aveva denunciato nel suo blog la spinta verso uno “stato di tensione” ordinato dalla NATO, avvertendo che “in misura sconosciuta, la NATO sta già governando segretamente la Germania. Se venisse dichiarato lo stato di tensione, verrebbero attivati i piani segreti e le possibili leggi di emergenza… per mobilitare la popolazione alla guerra. Nella lotta contro la disinformazione, che già limita in modo significativo la libertà di espressione e di informazione, saranno sicuramente rimosse le ultime inibizioni”. https://norberthaering.de/propaganda-zensur/spannungsfall-udesinformation/.