Il Forum economico internazionale di San Pietroburgo (SPIEF), che si è tenuto dal 18 al 20 giugno, ha dimostrato ancora una volta al mondo che la serie infinita di sanzioni imposte dall’Occidente non ha isolato la Russia a livello internazionale. Alla manifestazione di quest’anno hanno partecipato circa 20.000 ospiti provenienti da 140 paesi, quaranta dei quali erano rappresentati a livello governativo. Stando a ciò che riferiscono i giornalisti presenti sul posto, l’atmosfera era piuttosto ottimista, nonostante le numerose incertezze strategiche a livello mondiale. L’attenzione della Russia, tuttavia, si è definitivamente spostata dall’Europa all’Asia e all’Africa.
L’UE e Ursula von der Leyen in persona stanno ora cercando di far approvare il diciottesimo pacchetto di sanzioni che vieterebbe tutte le importazioni di energia dalla Russia entro il 2027, oltre ad applicare misure più punitive alle transazioni finanziarie. Ciò, nonostante l’impatto innegabilmente negativo che le sanzioni hanno avuto su tutte le economie europee, senza però distruggere l’economia russa, come era stato promesso, né costringere Mosca a porre fine alla guerra in Ucraina.
Gli Stati Uniti, invece, stanno valutando l’approccio opposto, secondo Robert Agee (foto), capo della Camera di commercio americana in Russia, che a San Pietroburgo ha presieduto la sessione sul “Dialogo commerciale USA-Russia”. Egli ha affermato che molte aziende statunitensi che avevano lasciato la Russia dopo l’introduzione delle sanzioni sono ansiose di tornare e che la stragrande maggioranza di esse considera il Paese un mercato strategico. Interrogato al riguardo da RT a margine dell’evento, Agee ha dichiarato che “le imprese americane accolgono con favore gli sforzi dell’amministrazione Trump per rinnovare il dialogo con Mosca”, aggiungendo che le aziende rimaste in Russia dopo il 2022, nonostante le sanzioni, hanno finito per trarne vantaggio nel lungo periodo. “Le aziende di beni di consumo, i produttori di dolciumi, i fornitori di apparecchiature farmaceutiche e mediche… tutte queste aziende sono rimaste, sono molto attive e hanno molto successo”. E quelle che se ne sono andate “sono in attesa”, sperando in un disgelo nei rapporti tra Stati Uniti e Russia.
Lo stesso presidente Putin, intervenendo allo SPIEF il 20 giugno, ha spiegato come vede i cambiamenti fondamentali in atto nell’economia globale, che ha definito “la più grande trasformazione su larga scala degli ultimi decenni”. “I Paesi della comunità mondiale stanno aumentando il loro potenziale, modificando gli equilibri di potere e l’intero quadro economico del pianeta. All’inizio del XXI secolo, i paesi BRICS (…) rappresentavano solo un quinto dell’economia mondiale, ma oggi sono già il 40%. Ed è ovvio che questa quota è destinata a crescere.” Affinché ciò continui, ha affermato, “è necessario un modello di sviluppo fondamentalmente nuovo (…) Il compito non è quello di modernizzare i meccanismi obsoleti dell’era della globalizzazione, che hanno ormai esaurito la loro utilità o si sono addirittura screditati. È necessario proporre un nuovo modello di sviluppo, libero da manipolazioni politiche, che tenga conto degli interessi nazionali dei Paesi”.