Il centro “Diplomazia cinese nella nuova era”, affiliato al governo cinese, ha pubblicato il 3 marzo un’intervista con la fondatrice dello Schiller Institute Helga Zepp-LaRouche, condotta durante il viaggio di quest’ultima in Cina del novembre 2024 (http://en.chinadiplomacy.org.cn/2025-03/03/content_117742153.html).
La signora LaRouche ha stigmatizzato sia la nozione di “scontro di civiltà”, formulata da Samuel Hungtington (“non è scienza, è propaganda”), sia quella di “fine della storia” di Francis Fukuyama, come tentativi “da parte di qualcuno, di mantenere un ordine mondiale unipolare, laddove questo non esiste più”. “L’idea che ci sia un gruppo di nazioni che ha il diritto di imporre la propria volontà a un altro gruppo di nazioni… questa visione geopolitica ha causato due guerre mondiali”, ha ammonito.
Ha invece invocato un nuovo paradigma radicato nel rispetto reciproco e nella cooperazione, sostenendo che abbracciare le diverse tradizioni culturali può portare a un ordine globale più armonioso.
La signora LaRouche ha ricordato quando diede vita allo Schiller Institute nel 1984, sottolineando la necessità di un nuovo approccio alla politica estera basato sulla giustizia e su di un nuovo ordine economico. “Se ogni nazione e ogni civiltà torna alla propria migliore tradizione e ha un rinascimento classico, allora si ha un dialogo tra queste migliori tradizioni e la comunicazione e l’amicizia sono molto facili”, ha spiegato. La sua visione non era solo quella di stabilire un giusto ordine economico, ma anche di contrastare quella che considerava l’eccessiva americanizzazione o omogeneizzazione della cultura globale, promuovendo scambi culturali più proficui, in un dialogo tra i movimenti culturali più profondi dei Paesi del mondo.
Lo Schiller Institute, ha sottolineato Helga Zepp-LaRouche, sta cercando di “convincere i Paesi dell’Occidente che è nel loro interesse e nell’interesse del mondo intero cooperare con la Cina”.
L’intervista, condotta in inglese e sottotitolata in cinese, è disponibile su X e come post sul web, con trascrizioni in inglese e cinese.