Helga Zepp-LaRouche, presidente dello Schiller Institute, ha rilasciato il 6 febbraio la seguente dichiarazione, ripresa da Xinhuanet e pubblicata integralmente dalla Beijing Review.
Il nome del settimanale tedesco Der Spiegel significa in inglese “lo specchio”. Quel che si vede, infatti, questa settimana sulla copertina di Der Spiegel – una persona con una maschera antigas, occhiali protettivi, auricolari e cappuccio – è lo specchio del razzismo dei suoi redattori. La didascalia “Corona-virus Made in China” dovrebbe essere in realtà “il brutto volto del mostro razzista Der Spiegel”.
Questa dimostrazione di giornalismo indecente è così spregevole che l’ambasciata cinese in Germania ha protestato formalmente sul suo sito. Anche il quotidiano danese Jyllands-Posten ha pubblicato una vignetta ugualmente disgustosa mettendo il coronavirus sulla bandiera cinese. Molti cosiddetti autorevoli media americani usano l’abominevole termine razzista “il pericolo giallo”. Tutto questo dimostra che sotto un manto sottile di “valori occidentali” si nasconde in realtà l’orrida realtà di un profondo razzismo.
Se stiamo ai fatti, il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha elogiato ripetutamente la Cina per il modo eccellente con cui ha affrontato l’epidemia, sottolineando che Pechino ha stabilito nuovi standard nell’affrontare tali problemi: il governo cinese ha pubblicato una mappatura completa del genoma delle nuove varianti nel giro di pochi giorni dallo scoppio dell’epidemia, facilitando così il compito degli scienziati di altri Paesi alla ricerca di un vaccino. Altri funzionari della sanità hanno dichiarato che la reazione del governo regionale di Wuhan e la diffusione di informazioni sono “allo stato dell’arte” e che gli aggiornamenti quotidiani pubblicati dal 31 dicembre/1 gennaio contengono molte nuove informazioni.
Definire un qualsiasi virus “cinese” è stupido tanto quanto dire che è colpa di qualcuno se ci si ammala di influenza o di altre patologie infettive. Può accadere ovunque nel mondo e può accadere a chiunque sul pianeta. La lezione da trarre da questo caso recente di reazione all’epidemia di coronavirus è che nella comunità internazionale si distinguono le persone e le organizzazioni capaci di rispondere a una minaccia per tutta l’umanità, da quelle che possiamo ritenere trogloditi.
Se l’Europa e gli Stati Uniti vogliono essere credibili quando parlano di “diritti umani” e “valori occidentali” dovrebbero dare una mano alla Cina e cooperare per sconfiggere il coronavirus. Questa minaccia di epidemia e il fatto che ogni anno centinaia di migliaia di persone vengono uccise dall’influenza dimostrano quanto sia urgente progredire nella comprensione fondamentale dei processi viventi per superare le malattie che minacciano la vita. L’Europa e gli Stati Uniti dovrebbero quindi cooperare sull’agenda internazionale con la visione in assoluto più orientata al futuro, cioè dovrebbero contribuire all’estensione della Nuova Via della Seta in Asia Sudoccidentela e in Africa.
Dovremmo riflettere sulla tempestività del giudizio espresso da Gottfried W. Leibniz:
“Sembra che, in considerazione della crescente decadenza morale, la situazione delle nostre condizioni attuali sia tale che sembri quasi necessario che ci siano mandati missionari cinesi, che potrebbero insegnarci l’applicazione e le pratiche della teologia naturale… Ritengo quindi che se fosse nominato un saggio a giudicare non la bellezza delle dee, ma l’eccellenza dei popoli, questi dovrebbe assegnare la mela d’oro al popolo cinese”.
Ritengo che Leibniz fosse molto più saggio di Der Spiegel, dello Jyllands-Posten e del New York Times“.