Mentre la visita del Presidente francese Macron in Cina rilancia la Nuova Via della Seta come alternativa alla crisi economica in Europa, recenti dichiarazioni pubbliche del Ministro francese dell’Economia, Bruno LeMaire e dell’ex ambasciatore tedesco Michael Schaefer riflettono il crescente orientamento verso la politica cinese della Belt and Road da parte di ambienti delle élite francese e tedesca. Entrambi gli interventi mostrano un potenziale, ma anche dei limiti.

Bruno LeMaire, che si è opposto alle sanzioni contro la Russia e ha presieduto un incontro del consiglio per la cooperazione franco-russa che si è tenuto lo scorso dicembre a Mosca, il 1 gennaio è stato citato dal Wall Street Journal in questi termini: “Stiamo andando da un mondo dominato dai rapporti esclusivi transatlantici verso un riequilibrio. La Francia è intenzionata a costruire una spina dorsale di commercio che vada dall’Europa a Pechino passando per Mosca”.

Il WSJ, presumibilmente riferendo il pensiero di LeMaire, ha aggiunto che “il Presidente francese Emmanuel Macron pianifica di lanciare questo sforzo quando compirà la prima visita in Cina in gennaio e parteciperà al Congresso Finanziario Internazionale che si terrà a San Pietroburgo” in maggio. Alla vigilia del viaggio di Macron in Cina, che è iniziato l’8 gennaio, i media francesi parlavano di un grosso accordo per l’energia nucleare, concentrato sugli impianti di riciclaggio del combustibile che verranno costruiti da Areva in Cina.

Michael Schäfer, ex ambasciatore tedesco in Cina e attualmente a capo della Fondazione Quandt (BMW), si è spinto oltre, respingendo la falsa alternativa tra Stati Uniti e Cina. In un’intervista a Deutsche Wirtschaftsnachrichten, Schaefer ha dichiarato: “Molti europei fanno il grande errore di considerare il rapporto tra Stati Uniti e Cina come un gioco a somma zero. Ma un rapporto stretto con gli Stati Uniti non esclude affatto un rapporto fondato sugli interessi con la Cina. Non dovremmo vedere la Cina come un rivale, ma semmai come un partner in molti settori… quanto meno, la Cina non persegue il dominio militare e una posizione geostrategica egemonica, ma difenderà energicamente ciò in cui crede e i suoi interessi legittimi… se necessario anche proiettando il proprio potere militare”.

Sfortunatamente, sia il diplomatico tedesco sia il ministro francese si illudono che l'”Europa” possa adottare il nuovo paradigma con le sue istituzioni attuali. La politica della Belt and Road si basa su strategie di sviluppo alimentate dal credito pubblico, un approccio di fatto proibito dai trattati dell’UE.

Questo approccio – credito pubblico unito a metodi dirigistici -, ha consentito alla Cina di eliminare la poverà, come spiega Michele Geraci, Docente Aggiunto di Finanza alla NYU (New York University) di Shanghai, e capo del Programma di Politica Economica cinese alla Nottingham University Business School.

In una videoconferenza, la cui trascrizione è stata pubblicata dalla rivista EIR, Geraci paragona i livelli di povertà della Cina con quelli dell’Italia.

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In termini assoluti la Cina ha dieci volte più poveri, mentre in rapporto alla popolazione totale questi sono solo il 3% rispetto all’8% dell’Italia. E Geraci confida che i cinesi riusciranno a eliminare anche questo 3% di povertà entro il 2020. “Forse ancora una volta, noi in Italia e negli altri Paesi occidentali dovremmo guardare alla Cina e attuare un programma con caratteristiche simili. Devo sottolineare che le cose si fanno solo quando c’è un totale allineamento di interessi, quando la politica del governo centrale viene attuata dalle persone dal basso, persone che si svegliano al mattino e, prima ancora di aprire gli occhi, pensano, come riuscirò a portare il numero dei poveri a zero?”