Da lunedì 25 maggio, la campana a morto suona incessantemente per l’Euro. Il popolo spagnolo e quello polacco hanno rifiutato massicciamente l’austerità UE, rinvigorendo la resistenza dei greci. Il lunedì successivo, il voto alle regionali in Italia ha lanciato lo stesso messaggio, indebolendo Renzi e rafforzando i partiti anti-Euro.

Sono state innescate le seguenti bombe ad orologeria:

  • Come previsto, Podemos, il movimento fondato solo diciotto mesi fa per protestare contro la politica della Troika, si è affermato come secondo partito nella sua prima prova elettorale il 25 maggio, conquistando le città di Madrid e Barcellona. Se le elezioni politiche del prossimo novembre confermeranno la tendenza, ci sarà presto un governo anti-austerità Podemos-PSOE in Spagna.
  • In Polonia, Andrzej Duda ha vinto a sorpresa le elezioni presidenziali battendo il presidente uscente Branislaw Komorkowsky. Duda, un pupillo dell’ex premier Jaroslaw Kaczinsky, aveva condotto una campagna contro l’ingresso della Polonia nell’Euro.
  • In Gran Bretagna, i conservatori hanno vinto le elezioni del 7 maggio con la promessa di indire un referendum sull’UE. Ora Cameron sta facendo la spola tra le capitali europee per ottenere concessioni ed evitare così un “Brexit”. Benché le richieste siano ancora vaghe, esse includono il diritto del Parlamento britannico a porre il veto sulle leggi europee e a partecipare alla formazione della politica monetaria dell’Eurozona pur non facendone parte, oltre a più liberalizzazioni per favorire la City e la riduzione dei benefici sociali ai residenti di altri paesi UE.
  • In Francia, il decimo anniversario del referendum che respinse la Costituzione Europea ha dato spunto a un dibattito sui media e alla presa d’atto che oggi l’UE è ancora più odiata. Il 29 maggio 2005, il 55% dei francesi disse “No”; oggi, secondo un sondaggio Ifop pubblicato il 28 maggio, il 68% degli interpellati ha risposto che voterebbe “No” allo stesso quesito.