La frenetica diplomazia che ha visto impegnati il Presidente francese Francois Hollande e la Cancelliera tedesca Angela Merkel nel tentativo di impedire una ulteriore escalation militare in Ucraina è stata presentata dai due leader come “l’ultima chance” prima dello scoppio di una vera e propria guerra. L’esito dell’iniziativa è incerto, anche se entrambi concordano sull’urgenza di contrastare la spinta di Washington a inviare armi al regime di Kiev. Nonostante il rifiuto della linea americana, però, se gli europei non recedono dall’atteggiamento unilaterale sulla crisi ucraina, per cui definiscono la Russia “aggressore” facendo finta che l’interferenza occidentale a Kiev non esista, una soluzione negoziata è ardua.

I due leader volevano anche aprire uno spiraglio prima che iniziasse la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, dove la delegazione USA, tra cui la nota Victoria Nuland e John McCain, hanno fatto pressione per un’intensificazione dello scontro con il Presidente Putin e incoraggiato Poroshenko a cercare una soluzione militare, compresa la riconquista della Crimea.

Sul terreno, però, le forze armate ucraine si stanno sgretolando, con i coscritti che abbandonano in sciami il paese per evitare di combattere. In risposta, Kiev ha ordinato di sparare ai disertori e ha persino arrestato un giornalista occidentale pacifista che aveva chiesto agli ucraini di non combattere, accusandolo di “alto tradimento”.

In ogni caso, anche se un armistizio e un accordo sull’autonomia del Donbass è sicuramente urgente e utile a fermare l’escalation strategica, esso non è la garanzia per la pace. Come sosteniamo da sempre, la questione non è l’Ucraina. Il partito dell'”Impero Britannico” ha scelto l’Ucraina come pretesto per provocare uno scontro con la Russia e, in particolare, per giungere al cambiamento di regime a Mosca.

Questo spiega l’ultima decisione provocatoria della NATO, di continuare l’espansione ad Est e inviare più personale militare in sei paesi dell’Europa orientale.

Dietro la spinta per la guerra c’è l’illusione che essa possa impedire o almeno ritardare il crollo del sistema finanziario transatlantico col sistema di potere geopolitico che esso rappresenta. Un’indicazione dell’irrazionalità di questa politica è il fatto che il FMI è pronto a estendere nuovi aiuti a Kiev, che l’Economist propone ammontino a 20 miliardi di dollari, mentre si rifiuta di concedere prestiti alla Grecia per promuovere la crescita e porre fine alle sofferenze.

Perciò, come ha sottolineato Lyndon LaRouche, Wall Street e la City di Londra devono essere “chiuse”. Per scongiurare veramente la guerra, il mondo ha bisogno di un paradigma completamente nuovo. L’Europa e gli Stati Uniti devono unirsi alla dinamica di progresso economico e sociale messa in moto dai BRICS. Lo shock causato dal “no” del governo greco all’austerità e alla dittatura offre un’eccellente opportunità ai paesi europei per farlo.