I paesi occidentali giustificano l’adozione di sanzioni contro Mosca con la presunta incostituzionalità del referendum in Crimea. Ma è tutta una farsa. In primo luogo, la costituzione ucraina è stata sospesa dal governo fantoccio di Victoria Nuland a Kiev. In secondo luogo, le sanzioni contro la Russia, se fatte seriamente, avrebbero gravi ripercussioni contro l’Occidente.

Il Cancelliere Merkel ha oltrepassato il ridicolo affermando, nel dibattito al Bundestag il 13 marzo, che la Germania dipende dal gas russo “solo” per il 35% dei suoi consumi totali di energia. Inoltre, la Germania esporta in Russia per 33,7 miliardi e importa per 37,1. Il secondo partner nell’UE è l’Italia, che esporta per 10 miliardi e importa per 18, in gran parte gas e petrolio (il 15% del petrolio e il 30% del gas complessivi). Inoltre l’ENI è partner di Gazprom nella costruzione del gasdotto Southstream, che dovrebbe rifornire l’UE di gas russo direttamente, senza passare per paesi terzi. La Francia è il terzo partner commerciale nell’UE, con 9,1 miliardi di export. La Francia è attualmente impegnata in forniture militari navali per 1,3 miliardi. La riunione congiunta del Consiglio di Cooperazione Franco-Russo sulla sicurezza in programma per il 18 marzo a Mosca non è stata disdetta e l’Eliseo ha indicato che “non ci sarà alcun cambiamento nella collaborazione militare franco-russa”. A livello finanziario, ogni sequestro consistente di asset finanziari russi all’estero si ripercuoterebbe sulle banche occidentali. Secondo i dati della Banca per i Regolamenti Internazionali, le banche e i fondi americani sono esposti per 75 miliardi di dollari verso la Russia. Le banche inglesi, francesi e tedesche lo sono per 140 miliardi, secondo il Financial Times. È questo che ha spinto Jürgen Fitschen, manager della Deutsche Bank, a dichiarare al Wochenzeitung che “dobbiamo impedire a tutti i costi una riedizione della Guerra Fredda”.

Ciononostante, la mera minaccia di sanzioni ha già provocato un massiccio ritiro di fondi e vendite di titoli da ambo le parti. Le imprese russe ritirano miliardi dalle banche occidentali, particolarmente a Londra, e dal 1 marzo sono stati venduti 105 miliardi di dollari di titoli del Tesoro USA dal conto di custodia per acquirenti esteri presso la Fed. Non c’è la prova, ma si presume che siano proprietari russi. Sull’altra sponda, secondo il Financial Times del 16 marzo, “un autorevole banchiere moscovita ha detto che il 90% degli investitori esteri si stanno comportando come se le sanzioni fossero già state adottate… banchieri e trader dicono che le banche USA hanno venduto massicciamente titoli di stato russi”.

Nel frattempo, la missione FMI in Ucraina potrebbe condizionare gli aiuti ad una “sforbiciata” dei titoli in mano agli obbligazionisti.

Tutto ciò potrebbe provocare un forte choc finanziario con conseguenze incalcolabili sul sistema finanziario globale già in bancarotta.