La notizia del cosiddetto pentimento di Tony Blair ha fatto il giro del mondo, ieri. Nell’intervista con Fareed Zakaria, per il programma GPS della rete CNN, ha finto un pentimento per l’invasione angloamericana e la guerra in Iraq, ma non per la caduta di Saddam Hussein.

“Posso dire che mi scuso per il fatto che le note d’intelligence da noi ricevute erano erronee, che anche se [Saddam] aveva usato estesamente le armi chimiche contro la popolazione, e contro altri, non esisteva il programma [di armi di distruzione di massa] nella forma che pensavamo avesse”, ha dichiarato.

Ha chiesto scusa anche “per alcuni degli errori nella pianificazione e, certamente, per il nostro errore nell’equivocare ciò che sarebbe successo una volta rimosso il regime”.

Il discorso, tuttavia, è mutato rapidamente in una difesa della guerra. “Trovo difficile chiedere scusa per la rimozione di Saddam. Penso, anche ora, in questo anno 2015, che sia meglio che egli non ci sia più, piuttosto che il contrario”, ha concluso.

Vi sarebbero, infatti, degli “elementi di verità”, ha detto al giornalista, nella tesi che l’invasione dell’Iraq del 2003 sia stata la causa principale dell’ascesa dell’ISIS, e che la primavera araba avrebbe potuto far cadere Saddam comunque.

Tuttavia ha appoggiato pienamente le invasioni militari: “In Iraq abbiamo provato a intervenire e dispiegare truppe; in Libia abbiamo provato a intervenire senza dispiegarne; in Siria non siamo intervenuti affatto, ma con forza abbiamo chiesto il cambiamento di regime. Non mi è chiaro… anche se la nostra politica non funzionò, le politiche successive hanno funzionato meglio”.

Con la consueta lingua biforcuta, Blair ha malcelato il fatto che la politica non è cambiata affatto: si tratta ancora di cambiamento di regime. Sono cambiati i modi per attuarla ma il caos che ne deriva è sempre lo stesso.

Quando gli è stato chiesto se si considerasse un criminale di guerra, ha risposto che invadere l’Iraq fu una “decisione difficile”, poi ha farfugliato qualcosa sull’uso di bombe a grappolo e armi chimiche da parte di Assad e del fatto che “non stiamo facendo niente”.