Il 29 luglio il gen. Michael Flynn, un tempo alla direzione della Defense Intelligence Agency, ha dichiarato ad Al Jazeera che nel 2012 il Presidente Obama aveva volutamente ignorato gli avvertimenti formulatigli dalla DIA in merito al pericolo del terrorismo degli jihadisti sunniti in Iraq e in Siria riforniti di armi dalla Libia, e aveva deciso di continuare la politica che diede poi i natali all’ISIS e al Fronte Nusra, appendice di Al Qaeda. Il generale disse molto chiaramente che non si era trattato solo di “chiudere un occhio” sulla faccenda, ma di una politica della Casa Bianca molto consapevole. Con lo stazionamento dei missili Patriot lungo il confine tra Siria e Turchia negli ultimi anni, l’amministrazione americana e gli alleati della NATO hanno di fatto creato una sorta di zona vietata al sorvolo nel nord della Siria, che ha permesso all’ISIS e al Fronte Nusra di crescere. Chiunque sostenga che Obama sta guidando una coalizione contro l’ISIS mente spudoratamente. Il vergognoso incontro tra il presidente americano e il monarca saudita venerdì scorso, una settimana prima del XIV anniversario degli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono condotti con il sostegno dell’Arabia Saudita, non è che una prova ulteriore del volontario sostegno da parte di Obama delle legioni salafite del terrore.

Ora, il Presidente russo Vladimir Putin ha chiamato il bluff di Obama e sta inviando personale e dotazioni militari in Siria, per attuare una sana campagna militare contro gli jihadisti manovrati dai sauditi e dalla Casa Bianca. Come ha dichiarato la scorsa settimana Lyndon LaRouche, la semplice iniziativa di preparare una tale operazione, a sostegno del governo di Damasco, porterà Obama a sbattere il naso contro a un muro, ancor prima che la prima bomba russa colpisca un bersaglio “islamico”. Dalla fine della scorsa settimana, senza alcune spiegazione l’intervento russo in Siria è stato definito “sbagliato” o “malevolo” e Obama ha cominciato a esercitare pressioni sugli alleati, inclusa la Bulgaria e la Grecia, affinché neghino alla Russia l’accesso al loro spazio aereo con aerei diretti in Siria. Bulgaria e Grecia hanno resistito alle pressioni e concesso ai russi il sorvolo.

Mentre sono finora falliti i tentativi di ostacolare l’azione russa – i funzionari americani hanno confermato l’arrivo di aerei e navi per il trasporto di materiale bellico russo, e mille unità abitabili per una presunta nuova base aerea nei pressi di Lakatia -, questi stessi sforzi hanno messo ulteriormente a nudo la figura di Obama, come agente degli ambienti anglo-sauditi che furono i mandanti degli attacchi dell’11 settembre 2001 a New York e dell’11 settembre 2012 a Bengasi, dove trovarono la morte per mano di Al Qaeda l’ambasciatore americano Christopher Stevens e altri tre funzionari americani.

Se Obama continuerà ad ostacolare i piani russi di distruzione dello Stato Islamico e altre brigate di terroristi, sarà ulteriormente esposto all’opinione pubblica. Se cerca di perseguire i suoi piani di provocazione di una guerra contro la Russia, benché questa sia attiva in Russia contro l’ISIS, vedrà erigersi davanti a sé una montagna di dissensi e di opposizioni alla sua follia “alla dott. Stranamore”. Basterà un pugno di individui all’interno dell’esecutivo per invocare il XXV emendamento e destituire Obama, nel momento in cui provasse a provocare la guerra generale.

Il pericolo di tale guerra è stato ampiamente denunciato, su entrambe le coste dell’Atlantico. Questa settimana, l’European Leadership Network ha ripubblicato il suo avvertimento d’agosto sul pericolo di una guerra sul continente europeo e ha chiesto nuovamente che si torni a costituire il Consiglio NATO-Russia per ridurre le tensioni che portano ad un conflitto. Il documento pubblicato ha raccolto le firme di altri settantacinque leader russi ed europei, inclusi alcuni ex ministri della difesa, ufficiali in pensione ed ex alti ufficiali della NATO.

Il prossimo sabato, 12 settembre, tre giorni prima dell’apertura dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, a Manhattan si terrà una conferenza dello Schiller Institute, per raccogliere tutte le voci contrarie alla follia obamiana.

È giunto il momento di destituire Obama per via costituzionale. Si tratta di una serissima prova di leadership in un mondo minacciato dall’estinzione termonucleare fino a quando resterà alla Casa Bianca. Le azioni di Putin in Siria hanno posto l’attenzione sulle mani insanguinate di Obama dietro la barbarie jihadista.