Il governo ucraino è finanziato massicciamente dalle istituzioni multilaterali occidentali, come l’UE o il FMI, e da generosi prestiti e donazioni di singoli paesi. Secondo l’Istituto dell’Economia Mondiale di Kiel, governi e istituzioni UE hanno dato e/o promesso finora oltre 170 miliardi di dollari. Per cui, Kiev non avrebbe bisogno di rivolgersi ai mercati per finanziarsi; tuttavia, il governo emette titoli di stato con rendimenti che vanno dal 17 al 19,5%, a seconda della scadenza.
Acquistare titoli di stato da un paese che sta perdendo una guerra e non ha la minima possibilità di rialzarsi da solo è più di un rischio. Ma se il debito è garantito da entità terze, allora si può fare un bel bottino. Poiché in materia finanziaria le mosse di Kiev sono decise a Londra o Wall Street, non occorre essere dei complottisti per presumere che emettere e collocare bonds sui mercati internazionali sia stato deciso da questi ultimi pro domo ipsorum.
Il 10 agosto il Financial Times ci ha raccontato che “I titoli di stato Ucraini sono saliti mentre cresce la liquidità accumulata di Kiev”. L’8 agosto, il ministero delle Finanze ucraino ha collocato bond di guerra del valore di 7.219 milioni di hryvnias (UAH), secondo una dichiarazione dello stesso ministero. C’è poca chiarezza sulle cifre, ma ecco quanto riporta il sito di UkraNews sull’offerta di titoli:
“Il ministero ha collocato titoli a scadenza 1,2 anni per 22 milioni di UAH al 17,8% annuo; a 1,5 anni per 133 milioni di UAH al 18,35% annuo e a tre anni di scadenza per 5,064 milioni di UAH al 19,50% annuo (https://ukranews.com/en/news/949112-finance-ministry-places-uah-7-2-billion-worth-of-war-bonds#:~:text=).
Chi compra quei titoli? Non il tabaccaio all’angolo e nemmeno la proverbiale casalinga di Voghera, ma più probabilmente le banche d’affari (cioè, potenzialmente tutte), magari utilizzando i depositi del tabaccaio e della casalinga come garanzia. “Gli investitori istituzionali, comprese le principali banche USA e straniere – tra tutte Citigroup – hanno fatto la loro parte”, aveva scritto in precedenza SOLVE, una importante piattaforma di dati di mercato per i titoli a reddito fisso.
Dal momento che il sistema finanziario mondiale è ancora basato sul modello “originate to distribute”, ovvero spalmare il rischio globalmente, i titoli ucraini vengono impacchettati assieme ad altri titoli e venduti e rivenduti a terzi. Non c’è da sorprendersi se finiscono nei forzieri della BCE e della Fed, assieme alla spazzatura che le banche centrali continuano ad acquistare dalle banche per tenere in piedi il marcio sistema finanziario transatlantico. (Nella foto la City di Londra)