Una settimana prima del previsto rialzo dei tassi americani, in un’intervista per Barron’s l’ex presidente del Fondo di garanzia dei depositi americano (Federal Deposit Insurance Corporation) Sheila Bair ha lanciato un forte allarme sulla situazione precaria del sistema bancario americano e sull’esplosiva qualità delle bolle dei debiti societari e delle famiglie. Presentandola, la rivista ha ricordato il suo battibecco con Alan Greenspan tredici anni fa, quando ella mise in guardia da un crollo della bolla dei subprime.

Le banche centrali sono prigioniere del dilemma che se continuano il QE (Quantitative Easing), l’inflazione sfugga al controllo, ma se lo abbandonano anche gradualmente (il cosiddetto “tapering”) la bolla finanziaria scoppi e le megabanche saltino. Ciononostante, la Federal Reserve ha da tempo preso la sua decisione e iniziato il rialzo graduale dei tassi. Il 22 li ha portati dall’1,25 – 1,50 all’1,50 – 1,75, seguendo un ruolino di marcia che nel 2019 dovrebbe portarli al 3%.

Nessuno è in grado di prevedere quando esattamente la stretta monetaria innescherà un crollo finanziario. Tuttavia, la Bair ha notato che “un ramo di ricerca indipendente del Tesoro ha scoperto che il sistema finanziario si troverebbe nuovamente in grave pericolo se saltassero una o più megabanche”. L’ex capo della FDIC si riferisce all’Ufficio di Ricerca Finanziaria del Tesoro, che il Congresso cerca di abolire. C’è poi “il crescente debito societario con un collaterale sopravvalutato: prestiti che finanziano acquisizioni a leva e il debito delle imprese in generale. Ogni tipo di prestito cartolarizzato, il cui asset sottostante è sopravvalutato, dovrebbe suscitare preoccupazione. È quello che è avvenuto con l’immobiliare”.

A riprova della giustezza delle affermazioni della Bair, l’American Banker del 19 marzo ha scritto: “Sempre più lender non finanziari sfruttano il forte appetito per il debito a breve termine a tassi variabili per impacchettare i prestiti ponte in collaterale per veicoli chiamati obbligazioni di prestiti immobiliari commerciali collateralizzati, o CRE CLO (…) vanno come le brioche”.

E il 14 marzo Bloomberg News ha pubblicato uno studio della Thomson Reuters secondo il quale il debito delle società non finanziarie americane ha raggiunto i 19 mila miliardi di dollari, quasi uguale al PIL, per la prima volta da quando, durante la prima guerra mondiale, si cominciò a registrarlo.

La Bair conclude l’intervista con parole di apprezzamento per la Cina: “Sia le banche sia i regolatori in Cina sono sempre più preoccupati della gestione del rischio, della qualità del credito e delle sofferenze bancarie. Prudenza e crescita sostenibile stanno diventando parole d’ordine. Mi colpisce la differenza nel tono della leadership politica; con Xi ora si parla di deleveraging, bolle azionarie e sconvenienza di vantaggi a breve termine rispetto alla stabilità a lungo termine. È un bel contrasto con gli Stati Uniti, dove ci stiamo muovendo verso la deregulation e l’accresciuto indebitamento”.

Per impedire il nuovo crac finanziario, l’unica soluzione è il ripristino della legge Glass-Steagall, con la netta separazione tra attività bancarie ordinarie ed attività speculative.