L’attacco missilistico condotto da Stati Uniti d’America, Francia e Gran Bretagna il 14 aprile come rappresaglia contro il presunto uso di armi chimiche a Douma non ha avuto alcun effetto sulla situazione militare, ma ha portato il mondo più vicino a uno scontro diretto tra le superpotenze. Il Presidente russo Vladimir Putin ha correttamente notato che attacchi come questo, compiuti in violazione della Carta dell’ONU, condurranno inevitabilmente al caos nei rapporti internazionali.

I governi occidentali sostengono di avere prove inconfutabili dell’avvenuto uso di armi chimiche e che il governo di Assad ne sia responsabile, ma non ne hanno esibita alcuna. I rappresentanti di tutti e tre i governi hanno ammesso che le loro informazioni fossero basate sui “social media” (e tutti sanno quanto questi siano attendibili) e fonti sul terreno che sono pagate da quelle stesse potenze e per questo non maggiormente affidabili, in particolare i caschi bianchi britannici che hanno messo in scena i falsi video finiti su tutti i media.

Il colmo del cinismo è stato lanciare l’attacco nello stesso giorno nel quale a Damasco era atteso un team di ispettori dell’OPAC, che si sarebbero recati a Douma. Il centro di ricerca colpito a Damasco era stato visitato dall’OPAC due volte nel corso del 2017, ed entrambe le volte non era stato trovato materiale sospetto.

Ciononostante, Theresa May ed Emmanuel Macron hanno esercitato forti pressioni su Donald Trump per convincerlo all’azione militare, solo alcuni giorni dopo che il Presidente americano aveva annunciato l’intenzione di ritirare le forze americane dalla Siria una volta sconfitto l’ISIS. Il partito della guerra negli Stati Uniti, forte anche nell’esecutivo, si è aggiunto alle pressioni. Molti vedono in questo l’ultimo tentativo disperato da parte dell’establishment transatlantico di imporsi sulla legge internazionale e stabilire il proprio ordine mondiale. Il 14 aprile, nel mezzo dell’isteria sul caso Skripal (che successivamente è stato screditato), il Daily Telegraph aveva esposto l’agenda in un articolo del direttore Allister Heath il quale, parlando a nome dell’impero, ha scritto che “la Gran Bretagna ha bisogno di un nuovo ruolo nel mondo”, quello di costruire una nuova alleanza mondiale per tenere testa al totalitarismo russo e cinese.

Inoltre, l’ex Primo ministro Tony Blair (nella foto) – che sfornò le note menzogne sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein – è stato tra i primi a sollecitare il governo americano a bombardare la Siria. Il 15 aprile Emmanuel Macron, che aspira a diventare simile a Giove, ha sostenuto di aver convinto Trump a non ritirarsi ma di restare a lungo in Siria. Ma la portavoce della Casa Bianca ha negato che Trump abbia cambiato posizione.

Benché stavolta si sia evitata un’escalation, l’azione militare anglo-franco-americana avrà altri effetti pericolosi: incoraggerà le forze terroristiche rimaste in Siria e in altri Paesi a inscenare attacchi chimici per provocare interventi stranieri contro le legittime autorità e agevolerà il loro raggruppamento.
La Siria ha già vinto la guerra con l’aiuto russo e ora la sfida è vincere la pace. Ciò significa che devono procedere i colloqui per la riconciliazione cui partecipano tutte le forze non terroristiche e devono essere portati avanti i piani per la ricostruzione. Al di là della Siria, deve essere ristabilito il diritto internazionale, che da decenni ormai viene calpestato dagli Stati Uniti e dalla NATO. Ciò significa che deve essere dimostrata la colpevolezza prima di intraprendere un’iniziativa punitiva contro una parte e l’intervento militare a scopo di cambiamento di regime deve essere interdetto.