Le élite occidentali sfruttano cinicamente il conflitto russo-ucraino per introdurre il più grande salvataggio del sistema finanziario. Il crollo del sistema, come abbiamo visto nelle ultime settimane, è in corso e, nonostante l’inflazione (iperinflazione) galoppante, le banche centrali non aspettavano altro che un pretesto per giustificare un nuovo, massiccio salvataggio. Come da copione, il 25 febbraio la presidente della BCE Christine Lagarde ha dichiarato che l’istituto di Francoforte è pronto a sostenere le sanzioni contro la Russia e “ad intraprendere qualsiasi azione sia necessaria per adempiere alle proprie responsabilità di assicurare la stabilità dei prezzi e finanziaria nell’area euro”.
Nell’originale in inglese, madame Lagarde ha intenzionalmente usato la parola “whatever” (qualsiasi) per evocare il famoso “whatever it takes” di Mario Draghi che, nel 2012, diede inizio all’espansione di liquidità nota come Quantitative Easing. La stampante digitale della BCE è insomma pronta a inondare i mercati con migliaia di miliardi di euro.
Al fine di creare un’emergenza che giustifichi un salvataggio illegale, le élite occidentali stanno scherzando col fuoco. Come ha dichiarato recentemente l’ex candidata alla Presidenza USA Tulsi Gabbard, “in realtà vogliono che la Russia invada l’Ucraina” rifiutandosi di sancire ufficialmente una verità che tutti conoscono e cioè la promessa che l’Ucraina non sarebbe mai entrata nella NATO.
Improvvisamente, la soglia verso la terza guerra mondiale si è drammaticamente abbassata, non perché Putin ha messo le forze strategica in allerta, ma perché l’atteggiamento dell’Occidente ha portato a questa escalation e ha continuato con le sanzioni del 27 febbraio.
Con le sanzioni finanziarie, dietro il pretesto della “guerra in Europa”, i paesi membri dell’UE hanno realizzato ciò che i geopolitici britannici perseguono da due secoli: sganciare l’Europa centrale e occidentale dalla Russia, impedendo l’integrazione pacifica del continente Eurasiatico.
Congelando gli attivi associati alla banca centrale russa entro la loro giurisdizione, i paesi dell’UEm assieme al Regno Unito, agli USA e al Canada hanno lasciato a Mosca solo un terzo dei circa 630 miliardi di dollari di riserve, sottoforma di oro e yuan cinesi. Anche se ciò offre a Mosca un residuo spazio di manovra, è innegabile che tali sanzioni equivalgono ad un atto di guerra.
Allo stesso tempo, l’UE ha accelerato la transizione verso un’economia schachtiana in piena regola, basata sul finanziamento di debito improduttivo da parte della banca centrale e di una massiccia compressione dei livelli di vita della popolazione. Ciò è ben visibile nella svolta annunciata dal governo tedesco.
Tuttavia, la situazione può rapidamente sfuggire al controllo. Così come è avvenuto per la politica energetica, la guerra finanziaria dell’UE contro la Russia può diventare un boomerang. Le banche italiane e francesi sono esposte ciascuna per 25 miliardi di investimenti finanziari in Russia, mentre l’Austria lo è per 17. Si consideri che ad ogni attivo, nei bilanci bancari, corrisponde un passivo e che perciò, scollegando le banche russe dal sistema di pagamenti bancari internazionale SWIFT, potremo assistere ad una catena di insolvenze.
Inoltre, ciò mette a repentaglio il commercio tra paesi dell’UE e la Russia, che ammontava a oltre 174 miliardi nel 2020. Con le sanzioni contro Mosca “si sta mettendo pesantemente a repentaglio la stabilità globale per garantire unicamente la solvibilità di debiti pubblici fuori controllo e il finanziamento diretto di deficit in via di esplosione. Insomma, o guerra, o un altro 2011 al cubo e combinato con un 2008 all’ennesima potenza”, ha scritto l’analista finanziario Mauro Bottarelli su ilsussidiario.net.
E non abbiamo parlato di una possibile reazione asimmetrica russa alle sanzioni. Si rimuova il cancro finanziario che divora l’economia globale (con le quattro leggi di LaRouche) e si sarà rimossa la causa principale della terza guerra mondiale.