In poco meno di ventiquattrore dalla nomina formale di Hillary Clinton a candidata presidenziale per il Partito Democratico americano, alcuni dei suoi principali consiglieri elettorali per la politica estera e per la sicurezza nazionale si sono espressi ferocemente contro la Russia e contro il Presidente della Repubblica della Siria.

Già durante la convention nazionale democratica l’ex direttore della CIA ed ex ministro della Difesa di Barack Obama, Leon Panetta, aveva detto ai convenuti il 27 luglio che il segreto per porre fine alla guerra in Siria sarà rovesciare il governo legittimo di Assad. Due giorni dopo, Jeremy Bash, l’ex capo di gabinetto per Panetta alla CIA e al Pentagono, e ora tra i principali consiglieri della Clinton, ha dichiarato al Daily Telegraph che una delle prima azioni della donna, in qualità di Presidente, sarà quella di ordinare una revisione dall’alto della politica nei confronti della Siria, con l’obiettivo di avere tra le priorità l’estromissione di Assad. Ha aggiunto che non sarà possibile sconfiggere lo Stato Islamico e il Fronte al-Nuṣra senza la sua rimozione.

Michelle Flournoy, papabile come ministro della Difesa di Hillary Clinton, ha dichiarato a Defense One che la nuova amministrazione deve creare una “zona libera da bombe” nella Siria settentrionale, per proteggervi i combattenti ribelli e addestrarli e armarli in vista del rovesciamento di Assad, mentre si combatte contro l’ISIS e al-Nuṣra. Ha argomentato a favore dell’uso di armi impiegabili a distanza contro l’esercito siriano, come forma di accelerazione del processo bellico di estromissione lanciato da Obama e dall’allora Segretario di Stato Clinton, nei primi mesi del 2011.

Flournoy è l’A.D. del Center for a New American Security (CNAS), un pensatoio dominato da consiglieri della Clinton e da altri neoconservatori. Parlando a Defense One, Flournoy ha fatto il sunto di un rapporto appena pubblicato dal CNAS e preparato dall’ISIS Study Group, che include falchi e neocon, tutti a sostegno della Clinton: Ryan Crocker, Kimberly Kagan, Joseph Lieberman, David Petraeus il generale, Kenneth Pollack, Andrew Tabler e Frances Townsend.

In maggio il CNAS pubblicò un libro-guida sulla guerra globale, dal titolo “Estendere la potenza americana: strategie per espandere l’impegno americano in un ordine mondiale competitivo”, firmato da Robert Kagan, il neocon che nel 2000 preparò uno studio simile per l’Amministrazione Bush-Cheney, dal titolo “Progetto per un nuovo secolo americano” (PNAC). Entrambi i documenti prospettano un mondo unipolare basato sull’estrapolazione di una potenza militare americana in continua espansione. Lo studio del 2000 fu visto come un piano d’azione che Bush e Cheney usarono per lanciare il decennio di guerre permanenti in Afghanistan e in Iraq, un piano d’azione che fu perfino ampliato da Obama e da Hillary Clinton, in Libia e in Siria.

Seguendo le diatribe di Panetta, Bash e Flournoy, molti acuti osservatori hanno concluso che gli attacchi alla Siria, alla Russia e alla Cina, inclusi nelle osservazioni, non avrebbero potuto essere sferrati senza la previa approvazione di Hillary Clinton in persona.

In breve, la Clinton ha dichiarato di essere la candidata “della continuità” rispetto a quasi due decenni di guerra permanente, lanciati da Bush e proseguiti con Obama. Quelle guerre hanno posto il mondo sulla soglia di un conflitto termonucleare con la Russia e la Cina, un conflitto che potrebbe spazzare via l’umanità dalla faccia della Terra.

Quando era Segretario di Stato, Hillary Clinton fu una delle più forti sostenitrici delle guerre di Obama. Clinton fu e rimane una decisa promotrice del bisogno di rovesciare il governo siriano, attraverso un diretto impiego dell’esercito americano, se necessario. La richiesta di creare la “zona libera da bombe” sul territorio siriano è una aperta violazione del principio della sovranità nazionale e il suo ruolo nel lanciare la guerra in Libia, descritto spesso come un voto decisivo nella fuga in avanti per il cambiamento di regime, ha creato una crisi permanente nel continente africano, con ulteriori morie e caos sociale.

Fu Hillary Clinton, insieme a Susan Rice e Samantha Power, a insistere affinché venisse rovesciato Mu’ammar Gheddafi, anche se questo significava allearsi con Al Qaeda e gli altri gruppi terroristici associati. Il rovesciamento e l’assassinio del leader libico hanno trasformato la Libia in una terra di nessuno ingovernabile, gestita da gruppi armati pesantemente, la più parte dominata da Al Qaeda del Magreb Islamico (AQIM) e in secondo luogo dallo Stato Islamico.

Le armi “liberate” una volta abbattuto Gheddafi sono passate attraverso il continente africano, e in grandi quantità sono state vendute di contrabbando in Siria, tramite canali americani, britannici, sauditi, qatarioti e turchi, ai jihadisti che hanno trasformato la Siria e l’Iraq in un inferno. Milioni di profughi dall’Africa settentrionale e dall’Asia sudoccidentale in fiamme, tutti sfrattati da Obama e dalla Clinton, si sono riversati in Europa occidentale nella speranza di salvarsi, creando la peggiore crisi migratoria di tutto la storia dalla seconda guerra mondiale.

Le azioni criminose di questi quattro anni di servizio come Segretario di Stato per Barack Obama hanno portato agli eventi dell’11 settembre 2012, allorché i jihadisti di Ansar al-Sharia organizzarono un assalto armato massiccio all’ambasciata americana a Bengasi, uccidendo l’ambasciatore Chrisopher Stevens e altri tre funzionari statunitensi.

Come provano i documenti del Dipartimento di Stato, mesi prima dell’attentato di Bengasi, Stevens e altri diplomatici statunitensi in Libia avevano fatto richiesta per una maggiore protezione personale. Il Dipartimento di Stato fece una statistica degli attentati su diplomatici stranieri ed anche sul personale della Croce Rossa Internazionale, ma le misure di sicurezza furono allentate, anziché rafforzate. Mentre Patrick Kennedy, funzionario del Dipartimento, era incaricato di lavorare alla sicurezza del corpo diplomatico in Libia, la questione fu arrestata quando Clinton divenne Segretario di Stato.

Mentre era in corso l’attentato stava, giunsero da Bengasi e dall’ambasciata di Tripoli resoconti parziali, che chiarivano che l’attacco al corpo diplomatico era premeditato, ben pianificato, condotto con armamenti pesanti e letali. Una valutazione della DIA, diffusa a livello istituzionale nei giorni successivi, descrisse chiaramente come era stato condotto l’attentato.

Il Presidente Obama e la Clinton, tuttavia, più preoccupati delle elezioni presidenziali del 2012, scelsero di mentire al popolo americano e sostennero che l’attacco a Bengasi era stata frutto di una protesta “spontanea” per un quasi sconosciuto video irriverente nei confronti di Maometto.

Tale bugia, escogitata durante una telefonata tra i due in tarda serata, e diffusa in un primo momento tramite una conferenza stampa a nome della Clinton stessa, fu mantenuta in vita per due giorni. La domenica successiva, Susan Rice, allora Consigliera per la sicurezza nazionale, la alimentò con alcuni interventi per “diffondere la versione della protesta spontanea”.

Hillary Clinton mise la rielezione di Obama davanti alla verità e agli interessi della sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Fece il calcolo che se avesse detto la verità e avesse presentato le dimissioni, Obama sarebbe stato sconfitto elettoralmente, si sarebbe meritata il biasimo e la sua futura carriera politica di potenziale pre-candidata presidenziale per il partito democratico sarebbe sfumata.

Lyndon LaRouche accusò la Clinton e Obama durante una storica conferenza stampa a Washington D.C., presso il National Press Club, qualche settimana dopo la tragedia di Bengasi. LaRouche identificò la Clinton come pedina di Obama e come portavoce del partito della guerra, e aggiunse che aveva consegnato gli Stati Uniti e il mondo in generale alla più duratura tra le aspiranti guerre permanenti, gettando così le basi per la nascita dello Stato Islamico e dalla bancarotta economica degli Stati Uniti.

La Clinton non solo ha favorito la nascita dell’ISIS e l’assoluta destabilizzazione dell’Asia sudoccidentale e dell’Africa settentrionale, ma, con la sua fidata alleata Victoria Nuland presso il Dipartimento di Stato, ha creato un caso di grande attrito con la Russia, favorendo il golpe che ha portato al governo in Ucraina i neonazisti.

La Clinton promosse la Nuland, moglie del neocon Robert Kagan da alta funzionaria del Dipartimento di Stato a sua Portavoce e del Dipartimento, fino a Vicesegretaria di Stato per gli affari europei e eurasiatici, una scrivania dalla quale la Nuland ha presieduto alla “rivoluzione colorata” contro il governo ucraino di Victor Janukovič, utilizzando risorse dell’apparato nazista banderista, che aveva combattuto a fianco di Hitler durante la seconda guerra mondiale e che tenne in vita generazioni di neonazisti sotto gli appellativi di Pravij Sektor, Brigata Azov, ecc.

In un momento cruciale del rovesciamento di Janukovič, la Nuland si vantò presso il National Press Club che gli Stati Uniti avevano speso 5 miliardi di dollari per la campagna di “democratizzazione” dell’Ucraina, dalla fine dell’Unione Sovietica.

Il golpe del 2013-2014 a Kiev ha segnato un’accelerazione dell’amministrazione Obama, già impegnata nelle provocazioni contro il Presidente russo Putin, e che hanno incluso anche i dispiegamenti della NATO sui confini occidentali della Russia, per la prima volta dall’invasione nazista della stessa.

Sono stati Obama e la Clinton, uniti come gemelli siamesi, a distruggere completamente le relazioni russo-americane; ed hanno posto il mondo in pericolo di conflitti generali e potenzialmente combattuti con l’atomica.

Questa è la vera ascendenza della Clinton.

Hillary Clinton detesta il fatto che questa verità sia ricordata e che Lyndon LaRouche la diffonda senza paura.