Domenica 26 marzo lo Schiller Institute ha partecipato a numerose manifestazioni di solidarietà con lo Yemen, nel secondo anniversario dell’aggressione saudita. Le manifestazioni (vedi foto) coincidevano con quella a Sana’a, capitale dello Yemen, in cui un milione e mezzo di yemeniti sono scesi in piazza per protestare contro la guerra, rischiando la vita perchè l’aviazione saudita poteva bombardarli da un momento all’altro. Tra i manifestanti, sul podio, c’era la nuova leadership dello Yemen. Il nuovo governo è stato formato l’anno scorso da Saleh Al Samad, che funge da presidente in carica fino alle elezioni presidenziali. In questo governo gli Houthis sono uniti in una ampia coalizione per la salvezza nazionale insieme ad altri partiti politici e per difendere la nazione dalla brutale aggressione saudita sostenuta dall’Occidente.

Per la prima volta il popolo yemenita ha potuto sperimentare il sostegno di tutto il mondo alla sua protesta contro questa guerra genocida, grazie alle manifestazioni contemporanee nel mondo occidentale. C’è stata una marcia fino alla BBC a Londra, una manifestazione a Stoccolma, fiaccolate a Ginevra e Dijon, cartelli di protesta in piazza San Pietro domenica, fiaccolate a New York, Ottawa e Vancouver, e il giorno prima una manifestazione a Parigi.

A Parigi i manifestanti hanno distribuito una dichiarazione del candidato presidenziale Jacques Cheminade dal titolo: “Fermiamo il genocidio”. “Andiamo verso il primo genocidio organizzato del XXI secolo?” si chiede. “Se la Francia, il Regno Unito e gli Stati Uniti continueranno a fornire armi alla coalizione internazionale guidata dall’Arabia Saudita che bombarda questo Paese, avremo presto milioni di morti”.

Cheminade cita i moniti di sei ONG internazionali sulla catastrofe imminente e denuncia il blocco del porto di Hudaydah che impedisce la consegna di derrate alimentari e aiuti, nonché i bombardamenti alla cieca della popolazione civile, di ospedali, luoghi religiosi e perfino funerali. Cita anche dati sulla grave malnutrizione, il colera ecc.
Quanto alla politica francese, Cheminade esprime “ancora una volta la mia indignazione per la politica di ‘partnership strategica’ con l’Arabia Saudita da parte del governo Hollande”, e sostiene la richiesta delle ONG per un immediato cessate il fuoco per facilitare gli aiuti umanitari. Chiede anche “l’attuazione di una politica per l’acqua, una guerra contro la sete”.