La rivista medica britannica Lancet ha pubblicato uno studio del dott. Koichi Tanigawa dell’Università Medica di Fukushima, le cui conclusioni sono che “benché la dose di radiazioni assunta dalla popolazione a seguito del disastro di Fukushima sia stata abbastanza bassa, e non si attendono effetti per la salute discernibili, molti problemi sociali e psicologici, in larga misura derivanti dalle differenze nella percezione del rischio, hanno avuto un impatto devastante sulle vite delle persone”.

Il medico non specifica che queste “differenze nella percezione del rischio” non sono dovute a differenze di opinione, o di interpretazioni di fatti, quanto piuttosto alle storie di terrore fabbricate dalle associazioni anti-nucleariste e ai media che hanno dato loro manforte, e che da decenni montano ad arte fantastici scenari per terrorizzare la gente ogni volta che qualcuno starnutisce all’interno di una centrale nucleare.

L’articolo appartiene a una serie di tre studi sull’energia nucleare e riferisce di uno studio dell’ONU del 2006 sugli effetti del disastro di Černobyl’ del 1986. Anche se vi furono dei decessi, la maggior parte furono di lavoratori che si sacrificarono consapevolmente per riportare l’impianto sotto controllo. La “questione più grave di sanità pubblica”, sostiene lo studio, furono gli effetti invalidanti della salute mentale della popolazione. Ad aggravare il problema fu la “scarsa comunicazione” sui rischi delle radiazioni per la salute, afferma lo studio. Ma la “comunicazione” tramite i media soffriva da decenni della campagna iniziata da Bertrand Russell per terrorizzare i popoli su qualunque cosa riguardasse l’atomo.

Nel caso di Fukushima, pur non essendovi alcun effetto sulla salute, si dispose una evacuazione non necessaria di 170mila residenti entro un raggio di 30 km dalla centrale danneggiata, un’evacuazione che fece triplicare i decessi degli anziani nei primi tre mesi successivi. Negli altri residenti furono riscontrate sindromi simili a quelle successive a un trauma e scompensi di lunga durata.

Per contro, il numero delle vite perse dagli anni Ottanta a causa del sabotaggio dell’energia nucleare raggiunge l’ordine dei milioni.