Nel mezzo della battaglia sulla politica estera (soprattutto verso la Russia) in Germania Egon Bahr, storico leader dell’SPD ormai novantaduenne, ha formulato una proposta importante, che i nostri lettori conoscono bene, parlando ad una conferenza sulla politica di sicurezza tedesca organizzata dal Frankfurter Allgemeine Zeitung il 22 gennaio a Berlino. Bahr, architetto dei rapporti tra Germania e Unione Sovietica (la Ostpolitik) sotto Willy Brandt, ritiene che il conflitto in Ucraina possa essere risolto soltanto con colloqui diretti tra Unione Europea ed Unione Euroasiatica.

Per via delle differenze culturali e religiose che dividono a metà il loro territorio, ha detto, gli ucraini devono trovare una formula per la coesistenza e la cooperazione tra est ed ovest, che vada oltre l’applicazione degli accordi sul cessate il fuoco discussi a Minsk.

Per mettere fine alla guerra, ha detto Bahr: “abbiamo bisogno di qualcosa di simile al Trattato di Westfalia [del 1648]. Esso incluse il riconoscimento reciproco dell’inviolabilità degli stati firmatari, e l’obbligo a non interferire negli affari di ciascun stato. Quel trattato restò in vigore per centinaia di anni, ed è quello di cui abbiamo bisogno oggi”.

Potremmo aggiungere che fu il Premier britannico Blair, nel 1999, a lanciare una fiera campagna per un ordine mondiale “post Westfalia”, optando invece per gli interventi militari, ovunque nel mondo, con pretesti “umanitari” o “democratici”. Blair aprì la strada agli ultimi anni di conflitti permanenti, rivoluzioni colorate e cambiamenti di regime, culminati col vero e proprio golpe guidato da funzionari del Dipartimento di Stato e dell’UE a piazza Maidan a Kiev.

Egon Bahr propone un approccio diverso. L’ordine di Westfalia, afferma, implica l’accettazione di stati e società che non abbiano lo stesso tipo di democrazia che piace all’Occidente. Per la Russia, invece di adottare il sistema britannico, ad esempio, ci si chiede se i russi non preferiscano sviluppare la loro democrazia alla russa.

Bahr ricorda che nel 1970, quando egli e la sua controparte sovietica negoziarono gli Ostverträge (accordi con l’Est), non emersero le differenze ideologiche. I sovietici non cercarono di trasformarlo in un comunista, e lui non cercò di trasformarli in democratici. Questo rese possibili i trattati e i rapporti costruttivi tra Germania e Russia. Poi, quando l’Unione Sovietica diede il proprio assenso alla riunificazione tedesca nel 1990, i trattati furono aggiornati e trasformati in un trattato di amicizia, in vigore ancor oggi, che fornisce il contesto per riprendere il dialogo con Mosca.

In tale contesto, Bahr insiste che sarebbe controproducente se la questione della Crimea fosse l’unico argomento dei colloqui con la Russia in questo momento.