Ironicamente, mentre la Commissione Europea si attovagliava con i ministri degli Esteri per discutere in segreto di “de-risking” dalla Cina, due sviluppi al di fuori della torre d’avorio indicavano come tale strategia vada contro gli interessi di tutte le nazioni europee, comprese quelle più anti-cinesi.
Il Vicepresidente cinese Han Zheng ha visitato il Portogallo dal 7 al 9 maggio, come parte di un mini-tour europeo che lo ha portato anche in Olanda. A differenza dell’atteggiamento provocatorio della Commissione su Taiwan, il Portogallo persegue coerentemente la politica di “una sola Cina” e ha ufficialmente appoggiato il piano di pace di Pechino per l’Ucraina, che Borrell ha definito “non esistente”. Nel 2005 Lisbona firmò un Partenariato Strategico Globale con la Cina e nel 2018 aderì alla Belt and Road Initiative. In precedenza, nel 1999, il Portogallo aveva restituito la ex colonia di Macao alla Cina secondo la formula “Un paese, due sistemi”.
Negli ultimi decenni il Portogallo ha grandemente beneficiato dalla cooperazione con la Cina e si può affermare che, così facendo, ha conseguito il “de-risking” della sua vulnerabilità agli shock economici e finanziari. La Cina aiutò il Portogallo durante la crisi finanziaria del 2011 e durante la pandemia; nel 2022, gli investimenti diretti cinesi in Portogallo hanno raggiunto i 3,2 miliardi di euro, una cifra importante in un paese di 10,3 milioni di abitanti. Durante la visita di Han, sono stato firmati nuovi accordi di cooperazione in diversi settori, compresi quelli della tecnologia spaziale e marittima.
Il caso dell’Italia mostra, invece, come la propaganda negativa e le interferenze esterne possano danneggiare i rapporti con la Cina e gli interessi nazionali. L’Italia è stato il primo (e unico) paese del G7 ad aderire alla BRI nel 2019. Ma da allora, si sono succeduti governi ostili alla Cina e il protocollo d’intesa è stato congelato, mentre una serie di investimenti diretti cinesi sono stati bloccati. Esemplare è il caso del porto di Trieste, dove sono stati bloccati gli investimenti della cinese Cosco alla quale si è preferito la società del porto di Amburgo. Nel frattempo, il governo tedesco ha approvato l’ingresso di Cosco nella proprietà del porto di Amburgo nella misura del 25%. Così gli italiani che non volevano la presenza di Cosco ora se la ritrovano come comproprietaria di Amburgo, che fa gli interessi del suo porto.
Il governo Meloni è ora sotto forte pressione angloamericana per non rinnovare il protocollo della BRI. Mentre Roma ancora non si è pronunciata, i media atlantisti come Bloomberg o il Financial Times, sostengono che l’Italia cederà e non lo rinnoverà. Questa campagna ha spinto il governo cinese, tramite l’organo ufficioso Global Times, a scendere in campo e mettere in guardia dai sabotaggi della cooperazione tra Cina e Italia. “Se la BRI subisse una battuta d’arresto significativa in Italia, ciò indubbiamente alimenterebbe varie speculazioni e macchinazioni infondate sul progresso della BRI in Europa”, ha scritto il GT il 9 maggio. “In effetti ci sono da sempre forze in Europa che tentano di danneggiare o far deragliare lo sviluppo della BRI in vari paesi, con motivazioni e valori ideologici.” Alcuni media occidentali hanno alimentato l’incertezza su Italia e BRI, ha continuato il GT, “ma la cooperazione Cina-Italia non dovrebbe essere compromessa da tali articoli oziosi. La Cina è il principale partner commerciale in Asia e gli scambi bilaterali si sono mantenuti in crescita negli ultimi tre anni, raggiungendo la cifra record di 77,88 miliardi di dollari in 2022. È sia nell’interesse della Cina che dell’Italia continuare ad approfondire la cooperazione. Ogni mossa che comprometta i rapporti bilaterali inficerà direttamente gli interessi reali dei due paesi” https://www.globaltimes.cn/page/202305/1290411.shtml.