Dopo mesi di provocazioni, il Presidente turco Recep Tayyip

Erdoğan ha deciso di cedere alla richiesta di presentare le sue scuse per l’abbattimento

del bombardiere russo lo scorso novembre. Questa decisione potrebbe contribuire a

spingere la Turchia fuori dalla distruttiva alleanza sunnita e farla entrare nel “club

della sopravvivenza” guidato dal Presidente russo Vladimir Putin.

In risposta all’abbattimento del suo jet, la Russia aveva

imposto dure sanzioni alla Turchia, tra cui l’embargo dei prodotti agricoli e dei voli

charter in Turchia. Questo ha provocato perdite di miliardi di dollari per il

settore agricolo turco e una riduzione di quasi il 90% di turisti russi, che prima delle

sanzioni erano arrivati a 4 milioni. Anche le imprese di costruzione e d’ingegneria

turche hanno perso uno dei loro mercati più importanti.

Ma ancor più importante è l’evidente fallimento della folle politica

di Erdoğan di dare sostegno ai gruppi jihadisti, incluso l’ISIS (o Daesh). Tale politica

non solo non è riuscita a far cadere il governo di Assad a Damasco, una volta che la

Russia è intervenuta con il sostegno aereo alle forze governative, ma ha provocato

un’ondata di ritorno del terrorismo di Daesh nella stessa Turchia. Inoltre, ha

rilanciato la ribellione e il terrorismo del PKK curdo su una scala senza precedenti.

Gli atti di terrorismo di Daesh e del PKK hanno provocato oltre 250 morti lo scorso anno

in Turchia.

L’ultima strage all’aeroporto internazionale di Istanbul, eseguita

da terroristi noti, sottolinea non solo la follia dl rifiutarsi di collaborare con la

Russia nella lotta contro il terrorismo, ma anche la protezione esplicita accordata

dall’Occidente a questi terroristi anti-russi.

L’1 luglio il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu ha

incontrato la sua controparte russa Sergej Lavrov ai margini di un incontro del

Consiglio dei Ministri degli Esteri del Mar Nero, a Soci. I due hanno discusso la

normalizzazione dei rapporti e la cooperazione contro il terrorismo.

Ma dato il fatto che l’aspirante sultano Erdoğan, un noto

opportunista, non è certo un partner affidabile, resta da vedere fino a che

punto egli porterà avanti i cambiamenti di politica annunciati.