Il 5 maggio scorso il Quotidiano del Popolo ha pubblicato la trascrizione integrale di un lungo discorso pronunciato qualche tempo prima del Presidente cinese Xi Jinping. Informato del contenuto, l’economista americano Lyndon LaRouche ha voluto rispondergli in modo diretto e puntuale sul tema della creatività.

Sulla stampa occidentale si è parlato solo superficialmente dell’articolo, lasciando intendere che Xi si fosse concentrato sulle differenze tra le riforme per le esportazioni discusse negli Ottanta negli Stati Uniti e quelle realizzate davvero in Cina. Il discorso, tuttavia, aveva implicazioni assai più profonde, omesse al pubblico occidentale. Rivolgendosi ai quadri del Partito Comunista cinese, Xi ha descritto la situazione nazionale come senza precedenti nella storia. Ha indicato che la politica di “riforma e apertura” iniziata da Deng Xiaoping, che ha permesso alla Cina di assumere un proprio ruolo di potenza economica mondiale avviando uno stadio nuovo e sperimentale di sviluppo. Xi ha anche indicato che il cammino davanti alla Cina sarà arduo e cosparso di ostacoli.

Passando in rassegna la storia dello sviluppo cinese negli ultimi quarant’anni, ha criticato la deriva “sinistrorsa” degli anni Sessanta, quella che portò alla Rivoluzione Culturale, la “calamità decennale” che fece retrocedere economicamente il Paese, rispetto ai passi compiuti sin dalla fondazione della Repubblica Popolare nel 1949.

Con la “riforma e apertura”, la Cina ha finalmente raggiunto il rango di seconda potenza economica mondiale ed è un motore importante dell’economia planetaria: nel processo intrapreso, milioni di poveri sono stati sottratti alla loro misera condizione economica. Tuttavia, il collasso del mercato delle esportazioni internazionali ha posto la Cina in una nuova situazione, a partire dalla quale occorre adottare un atteggiamento nuovo e nuove politiche per affrontare la “nuova normalità” dell’economia mondiale.

In questa “nuova normalità”, ha spiegato Xi, molte delle industrie considerate finora motrici dell’economia cinese scompariranno o evolveranno a livelli superiori di tecnologia e produttività. Altre industrie dovranno subentrare, corrispondenti ai crescenti bisogni della nazione e del mondo. La dinamica soggiacente l’economia, tuttavia, dovrà essere individuata in un processo capace di asserire significative transizioni nella scienza e nell’innovazione tecnologica.

Xi sulla creatività

In una parte chiave del suo discorso, il Presidente Xi ha affrontato estesamente il tema della creatività. “Sin dal XVI secolo, l’umanità è entrata in un periodo senza precedenti della creatività scientifica”. Nel corso di poche centinaia di anni l’umanità ha raggiunto risultati ben al di là di quanto era stato raggiunto nei millenni precedenti. In modo particolare, dal XVIII secolo il mondo ha sperimentato numerose rivoluzioni scientifiche, più recentemente lo sviluppo della fisica, lo sviluppo delle macchine a vapore, dell’elettricità, dei trasporti di massa, della teoria della relatività e della meccanica quantistica, della comprensione dell’elettrone e delle tecnologie dell’informazione. Con tali sviluppi il mondo ha sperimentato numerose rivoluzioni scientifiche, come la meccanizzazione, l’elettrificazione, l’automazione e l’informatizzazione. Ciascuna di esse ha cambiato profondamente la faccia e le caratteristiche dello sviluppo umano”.

“Alcune nazioni”, ha commentato Xi, “colsero le occasioni della rivoluzione scientifica per porre le proprie economie sulla ‘corsia veloce’; l’Inghilterra divenne così la principale beneficiaria della prima rivoluzioni industriale, che le diede il ruolo di leader mondiale. La seconda rivoluzione industriale fu colta dagli Stati Uniti, che presto rimpiazzarono la Gran Bretagna nell’economia mondiale”.

Anche il popolo cinese è creativo, osserva Xi, e un tempo ebbe la guida in fatto di scienza e tecnologia, particolarmente nelle aree dell’astronomia, della matematica, dell’agronomia, della geografia, della medicina e delle invenzioni di cui il mondo ha beneficiato: la polvere da sparo, la stampa e la bussola. “Alcuni dati dimostrano che prima del XVI secolo tra i trecento più importanti oggetti inventati e scoperti, centosettantatre provenivano dalla Cina, superando così quelli di origine europea”.

“Per un lungo periodo la nostra nazione ha avuto un ruolo di guida. Il nostro pensiero, il nostro sistema sociale, la nostra economia e i nostri risultati scientifici gettarono raggi intensi nelle nostre periferie e vi giocarono un ruolo preminente. Poi, in anni più recenti, la nostra nazione perse gradualmente quel ruolo di guida e anzi sprofondò nell’arretratezza. Una ragione principale di questo è che perdemmo l’iniziativa più volte, nelle rivoluzioni scientifica e industriale attorno a noi”.

Che cosa ciò significhi per il presente, argomenta Xi, è che la Cina deve cogliere l’occasione di spingersi in avanti e spingersi avanti significa mantenere l’innovazione creativa. “Solo coloro che avanzano possono mantenere la capacità di determinare il proprio sviluppo”, ha detto Xi. Stiamo assistendo a una nuova rivoluzione nello sviluppo scientifico e industriale. Mentre la Cina è emersa come seconda potenza economica mondiale, la sua potenza è ancora fragile ed esposta a ostacoli non indifferenti. Per questa ragione, ha invitato ad una maggiore consapevolezza delle difficoltà che ci aspettano, facendo notare che manca una rotta chiara e che soltanto uno spirito di creatività e innovazione da parte delle élite scientifiche e dei quadri del partito permetterà alla Cina di procedere pur nelle circostanze incerte.

“Proporre nuove idee in un processo complesso di ingegneria sociale”, ha detto, “coinvolgendo ogni settore dell’economia. Per rafforzare lo sviluppo della creatività e dell’innovazione, si deve insistere su un punto di vista olistico e mirare a cogliere gli elementi cruciali, facendo uso delle più importanti tematiche e dei segmenti chiave, con il fine di creare una transizione dell’intera situazione”.

L’enfasi sulla creatività e sull’innovazione è divenuta cruciale per l’economia cinese. Essa indica che soltanto delle transizioni scientifiche e tecnologiche permetteranno alla Cina di superare i colli di bottiglia attuali e di elevare gli strati meno abbienti ai livelli raggiunti dalla maggioranza di coloro che si sono inurbati.

Xi ha sollecitato pertanto i quadri del partito ad accrescere la loro vigilanza e il loro impegno per il benessere del popolo. Ha chiesto loro soluzioni creative per superare gli ostacoli finora incontrati. Ha sottolineato il bisogno di uno studio più intenso della filosofia e delle scienze sociali. Pur rimarcando il ruolo del marxismo e del pensiero dialettico, ha indicato anche l’importanza dei valori confuciani nella formulazione delle scelte politiche. Ha fatto notare anche una volta come la sua campagna anti-corruzione sia stata iniziata con il preciso scopo di migliorare l’impegno morale e sociale dei quadri del partito, che devono servire come modelli di consapevolezza sociale, quella consapevolezza che spera di far raggiungere alla società nel suo complesso, e ha precisato che il programma non è la manipolazione hollywoodiana descritta dai media occidentali.

La risposta di Lyndon LaRouche

Pur riconoscendo l’importanza dell’orientamento manifestato dal Presidente cinese, Lyndon LaRouche sostiene l’insufficienza di quanto affermato. “Dove sta la realtà?”, ha chiesto LaRouche. “Dove sta la realtà dell’essere umano, della popolazione umana, dov’è il destino dell’umanità?”

È questa la questione essenziale. Rammentiamoci che tutti coloro che si sono sbagliati, hanno sempre pagato un alto prezzo per potere sopravvivere. La questione di che cosa siano i valori umani non rientra tra le idee popolari. Per nulla! È qualcosa di im-popolare.

Lo sapete. Quando si dice che i genitori sono orgogliosi dei loro bambini, o cose simili, si parla di un indizio di qualche utile funzione; ma l’idea della cosa, come politica per un popolo, è sbagliata. Non funziona. Non l’abbiamo capita, ancora; perché non abbiamo voluto capirla. La maggioranza della gente non vuole capirla! Il punto è che il segreto delle future generazioni sta in uno strato della società che non ha ruoli nel processo che oggi chiamiamo istruzione e formazione al comportamento. È la mente dell’individuo umano, non come individuo colto in sé, ma come individuo in cui l’educazione abbia prodotto la capacità di vedere oltre la vox populi, l’opinione pubblica. Che cosa significa ciò? Guardiamo al XX secolo: molti non capiscono come ne siano stati fagocitati. Perché? Poiché i grandi geni non furono mai ascoltati veramente, o quasi mai. Perché il genio di per sé non segue mai un determinato schema; il genio è qualcuno che se ne sta al di fuori dell’opinione pubblica, come Einstein.

Einstein è il prototipo di ciò che rappresenta l’umanità futura, come individuo. Altre persone non lo sono. L’obiettivo non è di cercare di produrre nuovi figli nell’immagine dei loro genitori. Questa non è la rappresentazione corretta, non è la verità! Questa è una verità brutta, cioè una menzogna.

Il punto è che a distanza di un secolo circa dalla sua morte, Einstein è stato riconosciuto per la sua creatività. Come è accaduto? Come ha potuto Einstein, non avendo spazio d’azione dopo la sua morte, diventare improvvisamente una fonte di vera creatività per la nuova generazione? Come? Perché la nuova generazione ha fatto come Einstein, non fondandosi sulla praticità. Essa si basa sull’essere libera dai risultati della generazione precedente. Per avere successo non ha adottato le abitudini dei genitori. E il futuro dell’umanità sta precisamente in questa norma. Poiché la gente raccoglie idee, traffici, impulsi, abitudini e cose simili. Poi dice “Ah! Voglio imitare quel tizio, lo voglio imitare! Voglio essere come lui. Poi cambia idea: Non voglio imitare quel tizio, voglio imitare quell’altro”. Ecco come degenera l’umanità: cercando di trovare un modello pratico da raccomandare a tutte le persone di un’organizzazione, qualunque organizzazione essa sia, ed ecco come fu creato il XX secolo, da parte del malvagio Bertrand Russell.

Durante la discussione, LaRouche ha commentato il programma spaziale:

Ciò che dico significa che l’umanità non è limitata in sé stessa. Quando qualcuno mette i piedi sulla Luna, che cosa si farà? Si punta a svilupparla, pur non sapendo dove sia il suo centro. Riferendosi a qualcosa che nulla ha in termini di diretta rappresentazione di ciò che si sta per fare sulla Luna.

Ora, la stessa cosa avvenne in precedenza nello sviluppo dell’intero sistema. Si cerca qualcosa che sia qualcosa che non è stato definito in precedenza. Si troverà una soluzione, sperimentalmente, a un problema che in precedenza non è stato definito. Ecco il senso dell’intero programma lunare, del programma spaziale. È un programma sperimentale.

In altre parole, dal programma lunare si deriva implicitamente qualcosa che non è mai accaduto, ad alcuna persona conosciuta. […] È qualcosa di implicito, poiché nel momento in cui si definiscono i termini di funzionamento, ancora non si conosce! Non si sa in anticipo che cosa funzionerà, ma, come fecero i pionieri del programma spaziale, si deve cercare di trovare qualcosa di sconosciuto e portarlo all’interno di ciò che può essere operativo, verificare infine che tale cosa funzioni.

Il futuro dell’umanità sta nella persona che rifiuta la vox populi. La ragione del suo successo è che ha ragione. Questo è il modello di umanità a cui dobbiamo lavorare. Questo è il nuovo modello di uomo, che il passato ci consegna con una manciata di esemplari, capace di rifiutare l’opinione pubblica. Rifiutarla nel senso letterale del termine: gettarla nella pattumiera e poi sbarazzarsi della pattumiera stessa.

Il futuro dell’umanità sta nell’essere umano che non sia così stupido da copiare e imitare ciò che è già stato fatto. Questo è il mio motto, ed è stato il mio motto per la maggior parte della mia vita. Diciamo tutta la mia vita.

Ecco il grande problema della società odierna, della cultura della società: l’idea di cercare di ricavare un modello normativo di progresso è un nonsenso assoluto. E assoluta ne è anche la pericolosità.

Dobbiamo pensare più chiaramente di quanto abbiamo fatto finora, in tempi recenti. Dobbiamo comprendere che stiamo entrando in un dominio che pare sconosciuto, e accettare l’ignoto, accettarlo sulla base della sua giustizia intrinseca. Non cercando, però, di agire in mera imitazione di qualche altra azione. Cercando invece qualcosa che la altre persona non hanno ancora scoperto…

L’aspetto cruciale che voglio enfatizzare ancora è assicurarsi sempre di far affidamento su qualcosa in cui prima non si credeva. Ecco ciò che lo farà funzionare. I nostri migliori generali si mossero sempre in questo modo. Non fecero mai ciò che l’opinione pubblica richiedeva. Rimanendo pratici, si diventa stupidi: ecco la conclusione generale cui si perviene, altrimenti.

Questo intervento urgente di LaRouche sul tema della creatività ha una rilevanza particolare per la Cina nel presente stadio di sviluppo. Come il Presidente Xi dimostra di comprendere chiaramente, il futuro della Cina dipende dalla rapidità con cui essa affronterà i problemi scientifici che affrontiamo tutti noi, oggi. Il futuro dell’energia, per esempio, ha una dimensione di lungo periodo, ma dipende dalla rapidità con la quale l’umanità potrà gestire la fusione nucleare. La fonte di questa maestrìa dipende a sua volta dalla rapidità con cui essa potrà sviluppare e nutrire quegli individui che dovranno diventare gli Einstein e i Vernadskij del futuro. La raccomandazione dell’economista LaRouche, assicurarsi sempre di far affidamento su qualcosa in cui prima non si credeva, può contribuire a migliorare il modo di pensare dei cinesi oggi alle prese con tale problema.