Nelle ultime settimane è comparsa una testa di Trump mozzata e imbrattata di sangue: l’occasione è stata offerta dalla messa in scena del Giulio Cesare da parte della compagnia teatrale “Shakespeare in the Park” al Central Park di New York. Il finto Trump è stato assassinato brutalmente, ma non è mancata un’eco nella realtà: la sparatoria ad Alexandria (in Virginia) contro deputati e senatori del Partito Repubblicano che si allenavano per una una partita di baseball, tra cui l’on. Scalise, amico di Trump, gravemente ferito. Sulla pagina Facebook dell’assassino freddato dalla polizia si legge: “Trump è un traditore. Trump ha distrutto la nostra democrazia. È ora di distruggere Trump & C.”

Vogliamo ancora credere al “lupo solitario”? Si sa che il “pazzo isolato” ha sempre permesso di far fuori politici sgraditi, come nel caso eclatante di Kennedy. Con il dossier dal titolo “Perché i britannici assassinano i presidenti americani?” l’Executive Intelligence Review nel 2008 documentò il ruolo assunto da Londra nell’assassinio di Abramo Lincoln, James Garfield, William McKinley e John F. Kennedy (nella foto con il fratello Robert e J.E. Hoover).

Abbiamo già parlato della nuova ondata di maccartismo contro Trump, iniziata dalla falsificazione dell’agente dell’MI6 Christopher Steele sulle presunte trame russe. Lo stesso tipo di montatura è alla base dell’operazione in perfetto stile Edgar Hoover dell’ex capo dell’FBI James Comey, screditato dalla sua stessa testimonianza, per ricattare Trump.

È ormai chiaro che la campagna per l’impeachment viene condotta da funzionari corrotti – James Clapper, John Brennan e James Comey – della passata gestione di Obama alla Casa Bianca, i quali hanno cominciato a cospirare prima ancora che Trump venisse eletto Presidente.

Il loro scopo era di contribuire allo sforzo di Obama e del suo clone Hillary Clinton di trascinare il mondo in una guerra nucleare, nel disperato tentativo di salvare il sistema speculativo oligarchico impedendo agli Stati Uniti di accettare la naturale cooperazione con la Russia e la Cina nella costruzione della Nuova Via della Seta e di realizzare assieme una nuova architettura finanziaria globale. Questi progetti potrebbero dotare di infrastrutture e industrie non soltanto il terzo mondo, ma anche le nazioni occidentali che le stanno perdendo a causa dei debiti odiosi e dell’austerità imposta loro da Londra e da Wall Street tramite i loro lacchè.

Questi grandi progetti sono possibili anche grazie alla elezione di Trump, che l’oligarchia non ha previsto, non pensando che il popolo americano potesse a un certo punto ribellarsi allo stato di guerra permanente, alla disintegrazione economica, alle morti per droga così diffuse e alla patologica inclinazione per le menzogne dei media di massa.

Trump ha finora promesso molti aspetti del programma delle “Quattro Leggi” di Lyndon LaRouche, mancando però di compiere i passi necessari per attuarle. Ha promesso un piano nazionale di infrastrutture, ma non ha ancora adottato la separazione bancaria con la legge Glass-Steagall, che creerebbe il necessario contesto favorevole alla generazione di credito produttivo per l’industria. Ha stabilito relazioni di cooperazione con la Cina, ma non ha aderito pienamente all’iniziativa Belt and Road (“Una cintura, una via”) di Pechino, che gli permetterebbe di rendere nuovamente operativo lo spirito industriale americano a fianco della altre nazioni in crescita. Ha fatto appello al rilancio della presenza americana nello spazio extraterrestre e sulla frontiera della ricerca scientifica, ma anche a questo riguardo non ha messo fine alla bolla speculativa che la minaccia, ripristinando la politica di credito hamiltoniana.

È proprio perché Trump ha deciso di rappresentare pubblicamente queste istanze e sembra deciso a cancellare la divisione imperiale del mondo in Est e Ovest imposta dai britannici, che viene preso di mira, per fargli abbandonare la Casa Bianca o la vita terrena. È urgente che Trump si scarti rapidamente e ricorra al credito pubblico per impostare la vera ripresa economica della nazione americana, per aderire in una sorta di “Nuova Pace di Westfalia” alla Nuova Via della Seta e per cooperare intensamente con la Russia di Putin contro la minaccia imperiale del terrorismo.
In queste sere gli americani possono assistere a repliche di quattro interviste di un’ora tra Oliver Stone e Vladimir Putin, che permettono loro di tramutare la demonizzazione del Presidente russo in una barzelletta di cattivo gusto da archiviare sui libri di storia, a fianco delle operazioni sporche e ingannevoli di Edgar Hoover sotto al paravento del contrasto del comunismo.