Ispirata da interessi geopolitici la politica dell’Occidente, cioè degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, ha creato un mostro nazista in seno all’Ucraina, le cui conseguenze potrebbero portarci tutti alla catastrofe. Il risultato di due decenni di interferenze straniere in Ucraina non è soltanto il rischio di una guerra civile e la possibile secessione in quel Paese, ma lo scontro nucleare con la Russia.

“Che cosa?”, si dirà. “Non è affatto quel che ogni giorno si sente dire in televisione! Dopotutto i manifestanti ucraini sono per la pace e vogliono unirsi alla libera Europa, per sfuggire alla minaccia della dittatura di Putin!”

Immaginiamo che qualcosa di simile a quanto accade in Ucraina lo si faccia ora a Berlino. Che il quartiere intorno al Reichstag e al palazzo del governo siano barricati e assediati dai sostenitori di organizzazioni che abbiano scelto le svastiche come stemma di partito e urlino slogan nazisti; che alcuni palazzi siano occupati dai neofascisti dell’NPD; che numerosi mercenari mascherati e armati di tutto punto, e reduci delle guerre di al-Qaeda in Iraq e in Siria, stiano gettando bottiglie molotov e abbiano occupato il Ministero della Giustizia; che in tutto il territorio della Repubblica Federale della Germania 2200 organizzazioni non governative finanziate dall’estero stiano dispiegando i propri attivisti pagati per occupare gli uffici dei sindaci e delle amministrazioni locali e domandino la rimozione di Angela Merkel. Immaginiamo anche che il governo legittimo di Angela Merkel impieghi la polizia nel tentativo di ricondurre all’ordine le piazze occupate e sia per questo denunciato dalle nazioni asiatiche e africane per aver ignorato il desiderio di libertà dei propri cittadini.

Questa è la scena speculare di quanto sta veramente accadendo in Ucraina, proprio in questo momento, e non ci sono dubbi che l’Unione Europea, la Fondazione Konrad Adenauer e il Presidente della Commissione Esteri del Parlamento Europeo, Elmar Brok, sono al corrente di tutto: molti dei loro rappresentanti sono stati a contatto con i dimostranti nelle passate settimane. Al contempo, molte riviste, tra cui Time e The Guardian per nominarne due, stanno identificando il carattere fascista dell’opposizione ucraina. Stephen Cohen, professore di lingua e cultura russa presso l’Università di New York e Princeton, ne ha fatto un punto fermo: in un’intervista concessa a Amy Goodman di Democracy Now ha detto: “V’è stato un colpo di stato per mano dei nazisti di estrema destra contro il governo democraticamente eletto. Chi ha fatto precipitare la crisi? L’Unione Europea… Essenzialmente all’Ucraina è stato dato un ultimatum: firmare l’accordo economico con l’UE oppure… Ora, in che cosa consiste l’accordo? Una catastrofe economica per l’Ucraina…. Che cosa le ha offerto l’Unione Europea? Le stesse politiche di austerità che stanno imperversando in tutta Europa, e niente di più. 600 milioni di dollari, quando avrebbe bisogno di miliardi e miliardi di dollari”.

“C’è un’altra cosa”, ha aggiunto. “Se si leggono i protocolli dell’offerta europea all’Ucraina, che in Occidente sono stati interpretati come un mero cambiamento di civiltà, cioè allontanamento dalla Russia, economia, democrazia… si trova una grande clausola di cooperazione militare. Firmandoli l’Ucraina avrebbe dovuto accettare le politiche militari della NATO. Che avrebbe significato? Ciò avrebbe portato alla costituzione di una nuova linea di guerra fredda, un tempo in mezzo a Berlino e ora nel cuore della civiltà slava, sui confini con la Russia”.




Accerchiamento della Russia

Conviene assumere un punto di vista più analitico, per esaminare da vicino questi manifestanti “amanti della pace, filo-europei”.

L’organizzazione Svoboda ha fatto bella mostra, in ogni luogo, della bandiera rosso-nera dell’OUN (Organizzazione degli Ucraini Nazionalisti) e della sua ala paramilitare, l’UPA (Esercito Insurrezionale dell’Ucraina). Il capo della banda è Oleg Tjagnìbok, con il quale hanno tanto voluto essere fotografati il senatore americano John McCain e altri. Il fondatore di Svoboda, Stepan Bandera, fu un pezzo grosso del collaborazionismo con i nazisti storici e la sua organizzazione favorì l’invasione nazista dell’Ucraina nel 1941. L’agglomerato OUN/UPA [1] fu responsabile del massacro di oltre centomila polacchi nel 1943-1944 e, secondo i resoconti storici ufficiali della intelligence britannica MI6, dopo la guerra il gruppo fu arruolato dall’intelligence britannico e negli anni Cinquanta passò al BND sotto Reinhard Gehlen, ex capo dell’Abwehr Ost.

Alcune fonti ucraine confermano la partecipazione di un altro gruppo radicale, il cui nome in ucraino è Spilna Sprava (“Causa Comune”), la cui abbreviazione è “SS”, e che si considera un’armata di combattenti. La scena è così dominata da slogan anti-semiti, russofobici e razzisti, mentre ci sono stati assalti ad altri gruppi di dimostranti. Giungono anche notizie di infiltrazioni tra i ranghi dei dimostranti di oltre trecento ucraini qualificati come “Afghansi”, cioè ucraini dotati di esperienza bellica per essere stati impegnati precedentemente nella guerriglia in Siria, dalla parte dei gruppi favorevoli ad al-Qaeda e contrapposti al governo di Assad.




Non vi sono dubbi che in Ucraina è in corso un colpo di stato fascista.

Come ha recentemente sottolineato Sergei Glaziev, consigliere del presidente russo Putin, questi nazisti non sono sbucati all’improvviso dai boschi. Da vent’anni l’Ucraina è nel mirino delle politiche di cambiamento di regime di stampo anglo-americano, che l’Unione Europea persegue in un ruolo regionale subordinato, usate contro l’Iraq, contro l’Iran, la Libia, la Siria e, ultimamente, la Russia e la Cina. Si stima che in questi due decenni vari ambienti politici americani e della NATO, George Soros ed un notevole numero di fondazioni e “pensatoi” abbiano investito tra i trenta e i quaranta miliardi di dollari nel costruire una rete pro-occidentale e anti-russa e ben 2200 NGO con il solo scopo di spaccare l’Ucraina e allontanarla definitivamente dalla sua associazione con la Russia, ottenendo finalmente la sua integrazione nell’alleanza militare atlantica che mira ad accerchiare la Russia.

Queste reti sono anche responsabili della cosiddetta “rivoluzione arancione” del 2004. In Georgia, lo stesso processo di sovversione fu battezzato “rivoluzione delle rose”; nel mondo arabo ricevette il nome di “primavera araba”; in Russia di “rivoluzione bianca” o “primavera russa” (anche se laggiù ha fallito). Seguendo lo stesso modus operandi, la folla viene usata contro il governo legittimo della Tailandia. Dopo l’eruzione di violenza dello scorso novembre, il presidente Putin disse che il dispiegamento di tali reti fu pianificato in previsione della campagna presidenziale ucraina del 2015, ma quando al vertice di Vilnius è saltato l’accordo per l’ingresso dell’Ucraina nell’UE, è stato attivato in anticipo.

Bisogna prendere in considerazione tutta la strategia degli Stati Uniti, dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione Europea nei confronti della Russia e della Cina, la strategia di de facto difesa-attacco della NATO che include, inter alia, il dispiegamento di missili Patriot sul suolo della Turchia (il Bundestag ha appena approvato il rinnovo di tale dispiegamento); il dispiegamento di sistemi missilistici americani nell’Europa orientale lungo il confine russo; la dottrina di battaglia aero-navale contro la Cina. Queste politiche, considerate insieme, puntano ad eliminare il potenziale del “secondo colpo” nucleare delle nazioni prese di mira. Sia la Russia sia la Cina si sono espresse molto chiaramente, nelle scorse settimane e mesi: non hanno intenzione di capitolare davanti a queste minacce, ma preferiscono rispondere con contromisure efficaci, cioè ricorrendo al proprio arsenale nucleare.




L’ipocrisia dell’Unione Europea

La scandalosa ipocrisia dell’Unione Europea, della Fondazione Konrad Adenauer e di mostruosità “democratiche” come Elmar Brok, è motivata dall’adesione alla strategia di accerchiamento della Cina e della Russia, che vige dal crollo del muro di Berlino, nel 1989. Questa strategia, che mira al ribaltamento di regimi o alla capitolazione davanti all’impero della globalizzazione di entrambi gli stati nazionali, prevede anche il ricorso allo scontro nucleare sull’Ucraina, come chiarì per tutti la rivelazione fatta dall’Economist in un articolo del 15 marzo 2007. Nel suo saggio “futurologico” ambientato nel 2057, il quotidiano della City di Londra immaginò un attacco nucleare all’Ucraina “nel secondo decennio pericoloso del secolo”, uno scontro verso il quale l’Unione Europea sta spingendo l’amministrazione Obama. “La crisi ucraina”, scrisse l’Economist fingendo di scrivere nel 2057, “divenne un trionfo per l’UE… provocando la decisione di procedere con un’altra tornata di allargamento”.

La politica europea verso l’Ucraina ha ormai mostrato i suoi veri colori. Non si dovrebbe dimenticare che in Grecia e Spagna la polizia, su ordine della Troika, non ha trattato meglio i dimostranti che erano scesi in piazza per protestare contro le brutali misure di austerità adottate dai rispettivi governi per compiacere le banche. E l’Unione Europea, naturalmente, non è più preoccupata per il bene comune del popolo ucraino, la cui condizione economica è in larga misura il risultato della terapia d’urto degli anni Novanta. Altrimenti si sarebbe detta d’accordo con l’offerta di Putin di organizzare un triplice vertice tra Unione Europea, Ucraina e Russia. Il fatto che l’Unione Europea abbia rifiutato la proposta rivela le sue vere intenzioni: lo scontro geopolitico!

Il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, oggi presente alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, ha sollevato l’ovvia questione del rapporto tra democrazia e istigazione dei disordini di piazza: “Perché nessuno sta condannando coloro che assediano gli edifici pubblici, attaccano i poliziotti e ripetono slogan razzisti e anti-semiti? Perché i principali politici europei stanno incoraggiando queste azioni, mentre nelle loro nazioni essi reprimono la minima dimostrazione di piazza, evocando il rispetto letterale della legge?”

Se l’Unione Europea non correggerà immediatamente il suo comportamento scandaloso, condannando l’insurrezione nazista, bloccando qualunque sostegno finanziario a tali organizzazioni non governative e rispondendo positivamente alla proposta russa di dar vita ad un vertice tripartito, allora le nazioni europee avranno in tale questione esistenziale di auto-conservazione nazionale un motivo in più per recedere dall’Unione Europea.

Le conseguenze della politica europea hanno reso necessaria la stesura della Dichiarazione di Indipendenza delle Nazioni Europee, quale base seria di un’azione di sopravvivenza per tutti noi.

Nota:


[1] – L’agglomerato OUN/UPA combatté contro l’Armata Rossa e contro i partigiani sovietici, anche quando Bandera fu imprigionato dai nazisti perché aveva insistito sull’indipendenza ucraina. Per una lettura del contesto storico si rimanda alla sezione International dell’EIR di questa settimana.