La copertina dell’edizione natalizia di Newsweek ritrae il Presidente russo e annuncia “Putin si sta preparando per la terza guerra mondiale”. Il quotidiano tedesco Bildzeitung insiste sulla stessa fantasiosa fake news, riferendo quanto affermato da due anonimi esponenti dell’Alleanza Atlantica a proposito dell’esercitazione militare Zapad 2017 condotta da Russia e Bielorussia: si sarebbe trattato di una simulazione condotta da non più di 20 mila soldati delle manovre di assalto all’Europa con un contingente cinque volte superiore. Queste manovre prevederebbero l’invasione iniziale degli Stati baltici, attacchi aerei delle infrastrutture fondamentali della Germania, della Svezia e della Finlandia e lanci da Kaliningrado di missili del tipo Iskander sulla Polonia. Anche l’americana National Public Radio ha dato peso alla notizia, intervistando Garry Kasparov, nella quale il dissidente russo accusa Putin di essere un dittatore senza sostegno popolare e loda James Clapper, direttore della National Intelligence al tempo di Obama, per aver sostenuto questa settimana che Putin “sa come controllare un collaboratore, ed è proprio quel che sta facendo con il Presidente [americano]”.

È evidente che il filone del Russiagate è maturato nella paranoia. I britannici e le loro marionette negli Stati Uniti e in Europa sono isterici per via della perseveranza di Trump nell’avvicinare gli Stati Uniti alla Russia e alla Cina. Così, sembrano decisi a passare alla seconda fase, quella di preparare i popoli americano ed europei alla scontro con la Russia, un conflitto – si sa – potenzialmente in grado di estinguere la civiltà.

Sia da parte cinese sia da parte russa non sono mancate dure reazioni al documento di strategia per la sicurezza nazionale pubblicato dalla Casa Bianca lunedì scorso, preparato dal consigliere sulla sicurezza nazionale H. R. Mc Master e il suo gruppo di lavoro. Il portavoce Peskov del Presidente russo lo ha definito un documento “imperiale” poiché esso definisce minacciosa per gli Stati Uniti qualunque dimostrazione di forza economica o militare fatta dalla Russia e/o dalla Cina. L’affermazione contenuta nel testo, che il progresso della Russia e della Cina sta “incidendo sull’ordine mondiale”, ha detto Peskov, “va ovviamente interpretata dal punto di vista di un mondo unipolare ridotto ai soli ed esclusivi interessi americani”. Il portavoce Hua Chunying del Ministro cinese degli Esteri ha dichiarato che “gli obiettivi di sviluppo raggiunti dalla Cina sono riconosciuti universalmente ed è di nessuna importanza il tentativo di distorcere i fatti, da parte di chiunque o di una nazione”.

Trump stesso ha parlato durante il rilascio pubblico di questo documento, invece di rispettare la tradizione della presentazione da parte del consigliere. Nel suo discorso Trump si è rifiutato di descrivere la Cina e la Russia quali nemiche o avversarie (come invece è scritto nel documento), ma le ha definite “rivali” in competizione e ha insistito che “preferirebbe costruire una grande relazione di collaborazione con quelle nazioni e altre, ma in un modo tale da proteggere sempre i nostri interessi nazionali”.

La scorsa settimana il Presidente americano ha parlato due volte con Putin al telefono e, come ha riferito estesamente soltanto l’Executive Intelligence Review, ha visitato la Cina per approfondire l’amicizia con Xi Jinping e saggiare le crescenti connessioni economiche con Pechino, nell’ambito della sua Iniziativa “Una Cintura, Una Via”.

Come ha dichiarato Helga Zepp-LaRouche il 20 dicembre occorre rafforzare il Presidente americano, affinché vada oltre la “competizione”, oltre l’orizzonte della geopolitica entro il quale sono intrappolati i dirigenti politici d’Occidente, tutti occupati a pensare nei termini di una mentalità che divide tra vinti e vincitori, in un’economia a “somma zero”. Occorre aiutarlo nel cogliere il senso del Nuovo Paradigma in espansione nel globo, proprio grazie alla Nuova Via della Seta, fondato sulla visione delle relazioni internazionali con il principio del mutuo sviluppo (win-win) e sul concetto stesso dei fini comuni dell’umanità. Parliamo del concetto elaborato da Lyndon e Helga LaRouche quando, con il crollo dell’Unione Sovietica, ritennero necessario far cessare una volta per tutte la divisione imperiale del mondo in fazioni belligeranti. Cinquant’anni di proposte creative di Lyndon LaRouche per l’edificazione di un nuovo ordine economico mondiale riguardante ogni angolo del mondo si stanno condensando nella Belt and Road Initiative. Gli Stati Uniti e l’Europa continuano testardamente ad aggrapparsi al vecchio ordine fallito, alimentato dal mito del “libero mercato” spacciato per quasi trecento anni dall’Impero Britannico, nonostante il fatto storico della Rivoluzione Americana lo abbia già smantellato, dimostrando come sia possibile un nuovo sistema fondato sul credito diretto alla creazione di un futuro produttivo, piuttosto che sulla dittatura del denaro e del debito.

Non possiamo perdere altro tempo: l’Occidente deve tornare al Sistema Americano di Economia Politica, definito da Alexander Hamilton e difeso oggi da Lyndon LaRouche. La “riforma fiscale” approvata dal Congresso approva la creazione di nuovo debito nella quantità di 1,5 migliaia di miliardi di dollari, pompando denaro senza una direzione precisa e quindi destinandolo alla speculazione piuttosto che all’espansione dell’economia fisica, proprio come ha fatto negli ultimi dieci anni la stampa di migliaia di miliardi di dollari sotto l’etichetta del Quantitative Eeasing. Se lo stesso credito venisse stanziato in base ai criteri del Sistema Americano, l’economia americana potrebbe essere in breve tempo trasformata radicalmente. Questa è l’essenza delle “quattro leggi cardinali” di Lyndon LaRouche, oggetto di un nuovo pamphlet del LaRouche PAC: “Le Quattro Leggi di LaRouche e il Futuro dell’America sulla Nuova Via della Seta”. I popoli dell’Occidente sono esasperati e alla ricerca di un senso. Questo pamphlet e il dossier di denuncia del tentato golpe di Mueller sono i mezzi per impartire la giusta direzione ai prossimi sviluppi politici ed economici, e per fornire al Presidente americano gli strumenti di cui ha bisogno per ottemperare alla sua promessa, che è comprensibile soltanto dal punto di vista della tradizione anti-imperiale degli Stati Uniti: rendere ancora una volta l’America grande.