Il presidente uscente dello Zimbabwe e candidato del partito Zanu-PF Emmerson Dambudzo Mnangagwa (nella foto con Zuma) ha vinto le elezioni presidenziali con il 50,8% dei voti, battendo il rivale Nelson Chamisa dell’Alleanza MDC, che ha ottenuto il 44,3%. Lo Zanu-PF ha vinto 145 dei 210 seggi all’Assemblea Nazionale, mentre l’Alleanza MDC ne ha vinti 63. I due seggi rimanenti sono stati assegnati al Fronte Patriottico Nazionale e a un indipendente.

In qualità di Presidente della Comunità di Sviluppo dell’Africa Meridionale (CSAM/SADC), Cyril Ramaphosa si è congratulato con Mnangagwa e ha sollecitato tutti ad accettare l’esito del voto. Queste elezioni sono forse state quelle più osservate di sempre in Africa, con osservatori dell’UE, della CASM/SADC, del Commonwealth, dell’Unione Africana e degli International Repubblican Institute e National Democratic Institute dagli Stati Uniti.
Mentre quasi tutti gli osservatori hanno riscontrato uno svolgimento pacifico e ordinato del voto, il capo della missione dell’UE, l’europarlamentare tedesco Elmar Brok, ha denunciato intimidazioni e mancanza di un “campo di gioco uniforme”, anche se ha dovuto riconoscere “il miglioramento del clima politico, diritti di partecipazione inclusivi e un voto pacifico”. La scelta di affidare a Brok la guida del team europeo è stata una provocazione. Nel 2014 lo stesso europarlamentare svolse un ruolo prominente nel famigerato golpe in Ucraina, partecipando attivamente alle manifestazioni di piazza.

I commenti di Brok sembravano calcolati per scatenare la violenza. Infatti, dopo la chiusura dei seggi e in attesa degli spogli che si sarebbero conclusi entro tre giorni, alcuni sostenitori della MDC si sono scatenati nel centro direzionale di Harare, costringendo i reparti anti-sommossa a intervenire. Alla fine delle violenze il bilancio era di tre morti. Fortunatamente è stato evitato un finale in salsa ucraina.

Cattive notizie per i destabilizzatori: la Zimbabwe Electoral Support Network, che è finanziata dagli Stati Uniti tramite la National Endowment for Democracy, ha pubblicato una dichiarazione che affermava, sulla base di proiezioni compiute con dati reali provenienti da un campione di seggi elettorali, la vittoria di Mnangagwa su Chamisa con il 50,7% contro il 45,3%, con un margine di errore del 2%.