L’Italia si è sentita tradita da Francia e Germania, perché le nuove regole sul debito sono state decise in un incontro tra i ministri degli Esteri dei due Paesi, senza tenere conto delle richieste italiane di conteggiare le spese in conto capitale in un bilancio separato. Il governo Meloni ha quindi adottato il piano B, che prevedeva un veto al trattato di riforma del fondo salva-banche dell’UE, il Meccanismo europeo di stabilità (MES).
Il giorno successivo alla decisione sul nuovo Patto di stabilità, il 21 dicembre, la Camera dei deputati, su raccomandazione della Commissione Bilancio e Tesoro, ha votato contro la ratifica del MES. Il voto ha visto il Movimento Cinquestelle votare con Lega e Fratelli d’Italia, mentre il terzo partner di governo, Forza Italia, si è astenuto (184 no, 72 sì e 44 astenuti). Grazie al voto della Camera, l’UE è ora priva di una rete comune di salvataggio per le banche, in quanto l’attuale Fondo di risoluzione unico, finanziato dalle banche stesse, non ha abbastanza denaro in caso di una crisi bancaria “di importanza sistemica”.
Sebbene la Lega avesse fatto una forte campagna contro la ratifica, non era chiaro come si sarebbe comportato l’alleato FdI. Come ha spiegato ai giornalisti il senatore della Lega Claudio Borghi (foto), leader della campagna per il “No”, FdI è sempre stato contrario al MES, ma stava aspettando l’esito dell’altro negoziato, quello sul Patto di stabilità, prima di decidere.
“Giorgia mi ha detto che ha dovuto tergiversare per ragioni d’opportunità”, ha detto Borghi, “per le diecimila pressioni che aveva, perché tutti dicevano che non poteva sedersi al tavolo di Bruxelles tirando subito un ceffone. Ma sapeva bene che il Salva-Stati è la mela di Biancaneve”. Poi, “c’era da decidere se bocciare il Patto o il Mes”, perché “entrambe le cose non si poteva” e “abbiamo scelto quella che faceva più danno all’Italia”. https://www.ilgiornale.it/news/interni/mes-meloni-d-libera-abbiamo-fatto-bene-canale-borghi-2259062.html.
Infatti, la Commissione Bilancio e Tesoro, nel parere trasmesso alla Camera, ha scritto come il MES “sia carente di meccanismi idonei a garantire il coinvolgimento del Parlamento nel procedimento per la richiesta di attivazione” del fondo, “con ciò escludendo le Camere da procedure di significativo rilievo sul piano delle scelte di politica economica e finanziaria e che tale esclusione potrebbe incidere sulla possibilità per il Parlamento di monitorare in modo adeguato eventuali effetti indiretti della ratifica del Trattato, considerando che la mera richiesta di versamento di ulteriori quote di capitale, ai sensi dell’articolo 9 del Trattato istitutivo del MES, si prospetta come cogente rispetto ad ogni impegno di finanza pubblica, determinando intuibili effetti a carico della finanza pubblica”.
In altre parole, non è accettabile che, come previsto dal trattato, i dirigenti del MES possano decidere di richiedere agli Stati membri miliardi, da versare entro una settimana e senza l’approvazione del Parlamento.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari ha dichiarato che “l’Italia non ha bisogno di un fondo salva-banche, non ne abbiamo bisogno per salvare banche in difficoltà in altri Stati”.
La situazione nell’UE è ora la seguente: a fine dicembre è scaduto il periodo transitorio in cui il Fondo di risoluzione unico era sostenuto da linee di credito governative, in attesa dell’entrata in vigore della riforma del MES. Pertanto, i Paesi membri dell’UE avranno due opzioni: estendere il periodo transitorio o lasciare che i singoli stati si prendano cura delle proprie banche.