La Turchia continua con le sue provocazioni strategiche contro la Russia, possibili solo col sostegno di Washington e Londra. Queste sono iniziate con l’abbattimento del Su-24 russo nello spazio aereo siriano, che la NATO ha ufficialmente difeso, e sono proseguite la settimana scorsa con l’invasione turca dell’Iraq settentrionale, un’invasione che il governo iracheno sta portando all’attenzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, chiedendo sanzioni.

Anche se l’invasione turca finora coinvolge meno di mille soldati, le indicazioni provenienti da fonti regionali sono che Ankara, alleata ai curdi iracheni di Barzani, pianifichi una campagna militare per liberare Mosul dallo Stato Islamico. Anche se una vittoria simile contro l’ISIS sarebbe positiva, lo schema turco-curdo è che tale vittoria verrebbe rivendicata solo da forze sunnite e curde, conducendo alla creazione di un protettorato turco nell’Iraq del nord, che equivarrebbe alla spartizione del paese in entità separate sunnita, curda e sciita.

Un’altra spudorata provocazione è il recente annuncio da parte della NATO che Montenegro e Macedonia diventaranno membri della NATO. L’espansione ad est dell’alleanza militare, in violazione degli accordi stipulati alla fine della guerra fredda, ai tempi della riunificazione della Germania, ha indotto la Russia a investire nella modernizzazione del suo arsenale nucleare e delle sue difese contro un primo colpo della NATO. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno portato a compimento un test del loro sistema d’arma Aegis Ashore BMD (Ballistic Missile Defense) che serve a sferrare un primo colpo contro il potenziale di un secondo colpo di Russia e Cina. In una recente intervista a Sputnik News, l’esperto di armi Theodore Postol ha ammonito che “l’apocalisse nucleare è a soli 30 minuti di distanza”.

Il governo russo ha pubblicato prove dettagliate del coinvolgimento dell’ISIS nel traffico globale di eroina ed oppio dall’Afghanistan. L’ISIS è emerso in alcune parti dell’Afghanistan, sul confine con Pakistan, Tagikistan e Cina, percorse dalle rotte del traffico di droga. Si stima che l’ISIS guadagni oltre un miliardo di dollari all’anno col traffico di eroina e di oppio, venduti in Russia ed Europa.